I figli sono il primo pensiero…
Sì, perchè la vita cambia di colpo e bisogna trovare il modo per affrontare subito la propria famiglia. Questo libro, nato da quell’esperienza, non è però un libro sulla malattia. Ho cercato di dare alle persone quello che io avrei voluto avere in quel momento e non ho trovato: un libro positivo, bello, colorato, che parlasse di vita e di speranza. Un libro che facesse da spunto per costruire un bel confronto con la mia famiglia su ciò che poteva succedere. Quel libro non c’era e allora mi sono ripromessa che l’avrei realizzato io.
Ha cominciato con un racconto breve, “La storia di Luca”, che ha vinto un premio letterario.
Questo riconoscimento mi ha dato grande energia e determinazione: ero sulla strada giusta. Ho condiviso questa mia storia con Michela Molinari, grande illustratrice. Ed insieme in due anni di lavoro abbiamo adattato il testo per farlo diventare un albo illustrato, articolato in sequenze. Ora è un libro di 48 pagine e 21 illustrazioni a doppia pagina.”
Peraltro il libro ancora non c’è. Vi affidate al crowdfunding per arrivare alla stampa
“Si, vogliamo raggiungere il maggior numero di persone, soprattutto chi può averne bisogno. Quindi l’idea è di pubblicarlo in cinque lingue: italiano, inglese, spagnolo, tedesco e ladino. Non ho mai pensato che potesse essere un libro solo per chi si trova a fare i conti con la malattia. Questo è un libro positivo, adatto a tutti, che parla di vita. Può aiutare i genitori a intavolare un discorso difficile.”
Perchè il titolo “La pazienza dei sassi”?
In una delle prima tavole del libro si legge: “Abbiamo preso 4 sassi. Uno per ognuna delle cure che la mamma dovrà fare. Ogni volta che finirà una cura togliamo un sasso e mettiamo una piantina.” Il sasso in questo modo rappresenta la cura e diventa una raffigurazione del tempo a misura di bambino. C’è questo scorrere del tempo che nella cura è necessario e bisogna affrontarlo con serenità. Non si può accelerare a piacimento: ogni cosa ha bisogno dei suoi tempi e ci si deve adeguare. Con pazienza.”
Mai pensato che nel libro vi fosse troppa autobiografia?
No, ssono partita dalla mia esperienza ed ho preso a prestito cose della mia famiglia: noi siamo in 4, i nomi dei ragazzi sono quelli dei miei figli. Ma non ho mai voluto fare un libro autobiografico. Ho portato il racconto su un altro piano, perchè chiunque possa riconoscersi in una famiglia come tante. Una vita fatta di scuola, hobby e lavoro. Il protagonista, Luca, 9 anni, racconta con il suo linguaggio i cambiamenti che avvengono nella vita della sua famiglia. Il finale è ovviamente aperto, non poteva essere altrimenti. L’idea del bimbo come voce narrante è per dare la possibilità a chi si troverà a sfogliare il libro con i propri figli di far sentire Luca un loro amico, un ragazzino come loro che ha già vissuto quello che loro adesso devono affrontare. E possono ritrovarsi anche nella rabbia e nel disorientamento di questo bambino.”
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