La direttrice di Ecomuseo Lara Casagrande

La direttrice dell’Ecomuseo dell’Argentario Lara Casagrande

Andiamo a scoprire un nuovo Mestiere della Montagna assieme ai ragazzi della della classe II A della scuola media di Cembra, che hanno intervistato per noi Lara Casagrande, la direttrice dell’Ecomuseo dell’Argentario.

In Trentino ci sono nove Ecomusei. Ognuno, con caratteristiche uniche, custodisce e racconta le bellezze che si trovano sul proprio territorio. 

Lara Casagrande, qual è il suo lavoro?

Sono la direttrice dell’Ecomuseo dell’Argentario.

Che cos’è un Ecomuseo?

Il modo più semplice per definirlo è che si tratta di un “museo diffuso” che – grazie a una convenzione con i Comuni e la Comunità locali – riesce a studiare, valorizzare e far conoscere il proprio territorio tramite attività didattiche, escursioni e visite guidate.

La classe II A della scuola media di Cembra
La classe II A della scuola media di Cembra

Dove si trova l’Ecomuseo dell’Argentario?

Si trova sull’Altipiano del monte Calisio o, appunto, dell’Argentario vista la presenza di miniere d’argento nel Medioevo. Comprende quattro comuni, Civezzano, Albiano, Fornate e una parte di Trento, con le circoscrizioni di Meano e Argentario che stanno proprio ai piedi del monte Calisio.

Ci sono degli animali nel vostro Ecomuseo?

Ce ne sono tanti perché si tratta di un’area boschiva molto grande. Per i naturalisti, gli animali più interessanti sono gli anfibi che si trovano in aree umide e paludi che sono anche riserve naturali: ci sono diverse specie di rospi, rane, salamandre, tritoni, animali che in Trentino non sono poi così comuni.

Come ha conosciuto l’Ecomuseo che dirige?

Io vengo da Padova dove mi sono laureata in archeologia, venendo poi in Trentino per seguire un progetto che riguardava le antiche miniere, in particolare quelle del monte Calisio che sono tra le più antiche e interessanti.

Quanti sono e quando sono nati gli Ecomusei in Trentino?

Quelli finora riconosciuti dalla Provincia con una legge del 2001, sono nove – Judicaria, val di Pejo, Lagorai, Valsugana, Tesino, valle dei Laghi, Vanoi e, appunto, Argentario, istituito nel 2005 – ma ce ne sono altri in attesa. Gli Ecomusei si trovano nelle aree lontane dai principali centri turistici perché, appunto, il loro scopo è quello di valorizzare territori che potremo definire “marginali”.

E in val di Cembra?

Al momento non ci sono Ecomusei ma è attiva la Rete delle riserve, che ha funzioni abbastanza simili e che si occupa sempre di tutela e valorizzazione del territorio.

Gli Ecomusei sono tutti uguali?

No, anzi, sono molto diversi l’uno dall’altro e si concentrano sulle particolarità che si trovano nell’ambiente che li circonda. E il bello è proprio questo… Come abbiamo detto prima, l’Ecomuseo dell’Argentario è nato proprio per tutelare, studiare e far conoscere le miniere del monte Calisio.

Ma dove si trovano?

Nella zona centrale ci sono tracce evidentissime di questa attività medievale: vi sono pozzi, miniere, cunicoli che hanno circa mille anni. Erano di proprietà del Principe Vescovo di Trento e raccontano di un periodo di fioritura per la città di Trento. Il nostro territorio, poi, è caratterizzato anche da altre attività estrattive: le cave di rosso amonitico – che è la stessa pietra del Duomo di Trento – e di porfido. Questo è un po’il “cuore” dell’Ecomuseo che, per altro, comprende anche il percorso dell’Orrido di Ponte Alto, da poco visitabile.

Chi sono i “canopi”?

Con questo termine, derivante dal tedesco “Knappen”, si definivano i minatori che lavoravano nell’Argentario e provenivano da Baviera, Sassonia e Boemia, aree germaniche nelle quali già si conosceva l’arte mineraria. Questi operai “specializzati” ci hanno lasciato delle tracce impressionanti sotto terra, cunicoli di chilometri scavati a mano con picconcini, scalpelli. E in superficie possiamo ammirare i “cadini” scavati nella roccia, che possono sembrare dei fori di bomba e creano una sorta di “paesaggio lunare”.

Lara Casagrande
Lara Casagrande a Vita Trentina

Queste gallerie si possono visitare?

Purtroppo no, perché non sono state messe in sicurezza, se non a scopo di ricerca.

Ci sono Ecomusei anche all’estero?

Sì, sono sparsi in po’in tutto il mondo. Magari si chiamano in maniera differente, ad esempio “museo diffuso”, ma operano con gli stessi fini. Ad esempio in Brasile ce ne sono molti, con una tradizione simile alla nostra. O in Nord Europa, incentrati principalmente sull’etnografia.

Chi li ha inventati?

Gli Ecomusei sono nati in Francia e il loro ideatore è Hugues de Varine. Erano gli anni settanta e le campagne francesi si stavano spopolando perché la gente si stava spostando in città per lavorare. De Varine ha così avuto l’idea di creare dei musei all’aperto, in cui le comunità locali iniziassero ad occuparsi delle cose belle che si trovano sul loro territorio.

intervista a cura della classe II A della scuola media di Cembra


Nome: Lara

Cognome: Casagrande

Professione: Direttrice di Ecomuseo

Segni particolari: Laureata a Padova in archeologia, si è trasferita in Trentino per studiare le antichissime miniere d’argento del monte Calisio

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina