Una ferita al cuore dello Stato

All’epoca cronista del quotidiano “Alto Adige”, Sardi racconta un periodo di apprensione e sfiducia per il nostro paese

Luigi Sardi racconta i giorni del sequestro di Aldo Moro. Dalla strage di via Fani all’uccisione dello statista pugliese l’Italia visse dei giorni drammatici e convulsi. Quello che viene ricostruito attraverso documenti e testimonianze da Sardi, all’epoca cronista del quotidiano “Alto Adige”, è un periodo di apprensione e sfiducia per il nostro paese. Luigi Sardi racconta le reazioni ed il clima trentino: come visse questa terra di confine, terra di Dc, quei giorni.

“C’è un legame stretto tra Moro e la nostra terra – evidenzia l'autore – è una figura molto presente. Aveva scelto la Val di Fiemme come luogo di vacanza e di meditazione e riposo. Io ricordo da cronista che nel gennaio del 1965 Moro decise di incontrare gli operai della Sloi in sciopero da diversi giorni in difesa della propria salute. Gli operai venivano licenziati perché malati e manifestavano al canto di Bandiera rossa. Moro cercò di trovare una soluzione a quella crisi, non vi riuscì. Ma quello fu il primo contatto con la popolazione e con la storia del Trentino. Tanto altri sono poi i momenti. Su tutti ogni anno la presenza a fine agosto alla commemorazione di Alcide Degasperi”.

E’ facile immaginarsi e trovare un legame stretto tra gli ideali di Degasperi e quelli di Moro, ma pensare ad un pugliese tanto legato al Trentino è insolito…

“Si, sorprende. Ma lui scelse il Trentino proprio spinto e trascinato dalla figura e dalla storia di Alcide Degasperi. Era un riferimento e c’è un collegamento tra due uomini che hanno segnato profondamente la storia della nostra repubblica”.

Un altro filo che lega Trento e Moro sono, purtroppo le Brigate Rosse. Il gruppo terrorista è presente nella storia della città.

“Le Brigate Rosse sono molto presenti con le figure di Renato Curcio e Margherita Cagol, ma anche con Marco Pisetta. Una storia quella delle BR che segnerà il momento drammatico dell’annuncio della strage di via Fani. Alla notizia dei 5 uomini dello stato trucidati e del rapimento di Moro a Trento in molte scuole gli studenti si alzarono in piedi ed applaudirono. Quella fu una reazione dettata dall’onda lunga e disordinata del ‘68, che a Trento ebbe un movimento forte e significativo, capace di stravolgere idee e ideali. Tanto che un assassinio diventò motivo di giubilo”.

Nel libro non si entra nel merito della vicenda politica di Aldo Moro, delle cause e concause fin troppo note che portarono alla sua morte. Ma si racconta il Trentino durante quei drammatici 55 giorni.

“Il Trentino di allora e tutto quello che i giornali di allora scrissero in maniera egregia sulla vicenda, che ebbe un impatto sulla pubblica opinione più forte e più violento di ogni altro attentato di quegli anni di piombo. La strage di via Fani, la cattura del presidente della DC e la sua detenzione in una prigione del popolo: simbolicamente era un gesto estremamente drammatico. Una ferita formidabile al cuore dello Stato. Davanti a tutto questo i giornalisti dell’epoca nei loro articoli di fondo e nei titoli di prima pagina arrivarono a chiedere il ripristino della pena di morte.”

Troviamo proprio le prime pagine dei giornali. E’ un libro di documenti e testimonianze.

“Si vuole essere una ricostruzione, anche attraverso i documenti come le pagine dei giornali. Ma soprattutto i ricordi di chi c’era: deputati e politici trentini. Chi c’era e chi era impegnato in politica ha ricordi molto vivi di quei giorni di grande apprensione ed incertezza sul futuro”.

A cura di

vitaTrentina

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