Storie belle e vere, di donne dal cuore pieno di fede e orgoglio per il proprio lavoro e per la propria vita, fatta di sacrifici e di umiltà. Esistenze semplici, ma veramente libere e dignitose. Sabato scorso a Lavarone Chiesa, un teatro colmo di persone, ha assistito alla prima del documentario di Micol Cossali, “Il ricamo dei giorni”.
Nicoletta Carbonari, presidente della Magnifica Comunità degli Altipiani Cimbri, ha presentato il progetto “Le donne della montagna, la montagna delle donne”, nato dalla volontà della Comunità di Valle, dei Comuni di Folgaria, Lavarone e Luserna, delle biblioteche di Lavarone e di Luserna di portare alla luce la storia delle donne del territorio, quello che sono state e i loro ricordi, ma anche le loro imprese quotidiane e la vita di tutti i giorni. Ha sottolineato, inoltre, che donne e uomini assieme devono percorrere la strada verso il futuro, all’insegna delle vere pari opportunità.
Alla serata era presene anche la vicesindaco Comune di Lavarone, Adriana Fellin, che ha spiegato come questo progetto non è il primo dedicato alle pari opportunità che viene ideato e realizzato sugli Altipiani, grazie al contributo dell’Assessorato alle Pari Opportunità della Provincia autonoma di Trento. In passato, però, i progetti sono stati dedicati alla realizzazione di manifestazioni teatrali ed eventi come cineforum.
Quest’ultimo, nato e sviluppato a partire dalla lettura di un libro edito dal Museo Storico del Trentino che riporta i diari scritti da alcune donne anziane di Centa durante il Novecento e da tante riflessioni condivise con Morena Bertoldi, bibliotecaria di Lavarone, si pone l’obiettivo specifico di fermare e di raccogliere testimonianze di donne anziane, affinché possano essere conservate nel tempo.
Inizialmente l’idea era di mettere assieme più interviste, poi si è scelto di concentrarsi su cinque storie di donne degli Altipiani. L’auspicio e il desiderio è quello di poter continuare questa strada e realizzare altri prodotti in futuro, come ad esempio dei filmati da diffondere attraverso il canale History Lab, scrigni di memoria e di trasmissione orale di fondamentale importanza per le nuove generazioni.
Il documentario è della durata di un’ora, piena di sentimento. Presenta cinque storie, la prima dedicata a Maria Pistora che racconta della vita sempre impegnativa e del duro lavoro, tra Cueli (Folgaria) e Carbonare. La scena si sposta poi a Luserna Lusérn, dove la lingua della pancia e del cuore è il cimbro. Troviamo due persone anziane, Anna e Maria, che camminano nei boschi, cercando funghi, che qui sono speciali, ricordando la loro lunga vita di “fongarole” e la gioventù.
La terza storia si svolge invece tra le mura domestiche di una casa di Morganti (Folgaria), dove un gruppo di donne sotto la guida della maestra Giuliana, ricama con attenzione e perizia, commentando punto per punto, filo per filo, condividendo dubbi e perplessità su un punto in particolare chiamato Caterina de Medici.
L’occhio della telecamera, con un balzo, arriva poi a Lavarone, dove lo spettatore si immerge in due mondi diversi: prima a Bertoldi nel Bar Belem, gestito da anni con amore e attenzione verso i clienti da Franca, poi a Magrè nell’azienda agricola Soto al Croz di Marisa Corradi.
Prima della proiezione, la regista Micol Cossali ha presentato il suo lavoro, descrivendolo come un progetto nato dal desiderio di conservare la memoria, ma poi la visione si è allargata e ha permesso di raccontare non solo i fatti del passato ma anche il presente, la quotidianità con le sue energie e la sua vitalità.
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