Attenti a gridare “al lupo”

Dalla prevenzione degli attacchi sui domestici al contrasto delle uccisioni illegali, dalla valorizzazione del lupo in chiave ecoturistica al controllo dell’ibridazione, dalla comunicazione a 360 gradi all’organizzazione di workshop regionali per coordinare la gestione alpina, passando per un monitoraggio della specie accurato e sistematico indispensabile per l’attuazione delle sopracitate azioni.

Si è focalizzata su questi temi la due giorni dedicata alla conclusione del progetto europeo Life WolfAlps che ha riunito all'Auditorium di Trento 150 esperti del settore approfondendo la tematica da molteplici punti di vista. In particolare, esperti di fama internazionale, membri del Large Carnivore Initiative for Europ (LCIE), specialist group (SSC) della IUCN (Unione mondiale per la conservazione della natura) hanno presentato le questioni gestionali più importanti a livello europeo, sulla possibile convivenza tra uomo e predatori in particolare sulla possibile coesistenza per il settore zootecnico.

I dati scientifici raccolti dal progetto Life WolfAlps, che per cinque anni è stato il riferimento alpino italo-sloveno per il mondo del lupo e ha coinvolto 43 enti con 512 operatori, hanno consentito di mettere in sinergia più attori istituzionali coordinando le proprie attività. Secondo gli ultimi monitoraggi abbiamo circa il 45 branchi su tutto il territorio per il 95% nelle Alpi occidentali, in particolare tra Torino e Cuneo, dove tra il 2015 e 2016 si sono stimati circa 151 esemplari. Nei boschi del Trentino invece si contano 6 branchi e una coppia per un totale di 40 esemplari. Un gruppo di circa 7 esemplari popola i monti Lessini, altri due branchi sono stati identificati nel gruppo del Carega e sull’altopiano di Asiago, in alta Val di Fassa e Val di Non, e nalel zona del monte Pasubio e Folgaria.

Il numero dei lupi sulle Alpi italiane è in aumento, e la tendenza è la stessa anche sul territorio provinciale. Si tratta di un processo in linea con la normale evoluzione biologica. Il fenomeno è tenuto sotto controllo – è stato sottolineato durante il convegno -, ma sono importanti le misure di prevenzione per contrastare gli attacchi agli animali.

“Il progetto WolfAlps ha dimostrato efficacemente che la convivenza con il lupo è possibile”, sostiene il WwF del Trentino. “Gli amministratori di Alto Adige e Trentino – sottolinea l'associazione ambientalista in una nota – si fregiano da troppo tempo di un’immagine di ambiente naturale sulla quale hanno perso ogni diritto di sfruttamento: tra verde urbano mal gestito, riduzione del deflusso minimo vitale, percezione quantomeno opinabile della presenza dei grandi carnivori, inquinamento delle falde acquifere per dilaganti pesticidi ed opportunismo elettorale". “Le paure ancestrali, come quella nei confronti del lupo, che in verità non fa registrare attacchi nei confronti dell'uomo in Europa da almeno 150 anni, sono facili da cavalcare per i propri fini: più difficile è trasformarle e porle di fronte al contesto scientifico di riferimento, in grado di fornire tutte le risposte che servono a percorrere la strada della convivenza”, conclude il Wwf.

Il gruppo di esperti europei che ha collaborato alla conferenza, rimarrà al Muse fino al 23 marzo, per lavorare a porte chiuse sulla conservazione dei grandi carnivori in Europa.

La settimana dedicata al lupo si concluderà con un’escursione nelle montagne abitate dalla popolazione trentina di orsi e al centro visite del Parco Naturale Adamello Brenta.

a cura di

vitaTrentina

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