L'avventura del Milan al “Beppe Viola” di Arco è finita presto, ma il lagarino Giacomo Olzer, classe 2001, ha avuto il tempo di mostrare a tutti le proprie qualità tecniche
Sangue trentino, cuore rossonero. È finita presto l'avventura del Milan al 47° Trofeo Beppe Viola di Arco, ma il lagarino Giacomo Olzer ha avuto il tempo di mostrare a tutti le proprie qualità tecniche negli incontri disputati contro Rappresentativa del Trentino, Torino e Hellas Verona.
Il talentuoso atleta di Noarna, classe 2001, sta continuando il suo percorso di crescita in terra meneghina e, dopo l'attaccante Andrea Pinamonti nell'Inter ed il difensore Fabio Depaoli nel Chievo, potrebbe essere lui il prossimo calciatore della nostra provincia a calcare i celebri prati della serie A. Giacomo, passato nei settori giovanili di Chievo Verona e Mori Santo Stefano, aveva deciso di sposare il progetto milanista nell'estate 2015 rifiutando altre offerte prestigiose provenienti da tutto lo Stivale e non solo.
Su di lui, infatti, avevamo messo gli occhi Roma, Juventus, Fiorentina, Inter e pure il Barcellona, ma il cuore rossonero ha fatto la differenza e da Noarna, piccola frazione nel comune di Nogaredo, ha fatto la valigia per spostarsi all'ombra della Madonnina. Ha vissuto a stretto contatto con “Gigio” Donnarumma, poco prima che il portierone di Castellamare di Stabia diventasse la nuova e giovane saracinesca rossonera, e ad inizio febbraio un primo allenamento agli ordini di Gattuso è stata un'ulteriore iniezione di fiducia per continuare ad inseguire il suo sogno.
Olzer, che effetto le ha fatto poter giocare sui campi del Beppe Viola?
Tornare a casa fa sempre piacere soprattutto per disputare un torneo così importante. Una kermesse che seguivo ogni anno e sognavo di fare fin da bambino. Peccato non aver raggiunto le semifinali, ma è stata senz'altro un'esperienza piacevole e formativa.
Come sta andando questa stagione in maglia rossonera?
A fine 2017 ho avuto qualche problemino fisico, ma ora è tutto alle spalle. In campionato siamo terzi e l'obiettivo è qualificarci nei primi due posti della classifica per accedere direttamente ai playoff. Stiamo attraversando un periodo molto positivo e, naturalmente, speriamo di continuare su questa strada.
Terzo anno nella fila del Milan, come sono stati i primi mesi lontani dalla famiglia?
Inizialmente è stata un po' dura, poi con il tempo ci si abitua e si fanno nuove amicizie. La famiglia, ovviamente, è la cosa che mi manca di più, ma è sempre presente. È difficile, a volte, non vederli tutti i giorni, ma sono consapevole che per arrivare in serie A servono tantissimi sacrifici. Ai bambini che inseguono questo sogno dico sempre di pensare a divertirsi con il massimo impegno, poi tutto il resto verrà da sé.
Tornando al campo, ci ricordavamo di un Olzer in versione fantasista o centravanti. Negli ultimi mesi, invece, sta trovando spazio anche nella zona nevralgica del gioco, come si trova?
Si, in particolare durante il Beppe Viola c'era l'esigenza di sostituire un compagno infortunato a centrocampo e il mister sapeva che sarei stato in grado di ricoprire entrambi i ruoli. Chiaramente nel reparto più avanzato mi sento meglio, ma l'importante è mettersi a disposizione della squadra.
Può raccontarci le emozioni del primo allenamento al fianco di campioni come Bonucci, Bonaventura, Kalinic e Montolivo?
Una bella soddisfazione potermi allenare con loro perché si impara tanto lavorando con intensità e concentrazione elevatissime. Avevo conosciuto mister Gattuso quando allenava la formazione Primavera, ma non si tratta certamente di un tecnico che punta solo sulla grinta. Può contare su una gran preparazione tattica e i suoi consigli ti spronano a dare il massimo in ogni occasione. Non a caso i suoi giocatori sono sempre in ottima condizione e rendono tutti al meglio.
Un Milan che negli ultimi anni punta forte sui giovani: Donnarumma, Calabria e Locatelli, ma anche l'esplosione di Cutrone.
Ho scelto il Milan proprio per questo progetto sul vivaio che si era dimostrato subito molto interessante. Se sarà stata la scelta giusta, però, lo scopriremo soltanto fra qualche anno, ma finora mi sta piacendo il percorso compiuto con questa società e speriamo possa raggiungere la meta finale.
In questi casi si conclude con una bella dose di ringraziamenti, da chi partiamo?
A tutti gli allenatori che mi hanno cresciuto perché ognuno di loro mi ha trasmesso qualcosa di importante, sia dentro che fuori dal campo. Poi ad amici e parenti che mi sostengono tutti i giorni e, nonostante la distanza, vengono spesso a vedere le mie partite.
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