“Più deboli in Europa”

“L'instabilità politica all'orizzonte indebolisce l'Italia nel contesto europeo”. All'indomani dei risultati del voto del 4 marzo il professor Gianni Bonvicini, vice presidente vicario dell’Istituto Affari internazionali di Roma ed esperto di questioni europee, evidenzia come la difficoltà di formare un governo stabile in tempi brevi con una maggioranza larga porti al rischio per l'Italia “di giocare un ruolo marginale sia nel processo già avviato da Francia e Germania per un rilancio di integrazione europea sia, soprattutto, nelle partite chiave che si stanno aprendo sul futuro dell'Europa”.

Quali in particolare professor Bonvicini?

La nuova agenda dell'Unione prevede oltre al completamento dell'unione economica e di quella bancaria, un nuovo bilancio comunitario 2020- 2017. Per questo abbiamo bisogno di un governo stabile in grado di negoziare con efficacia per difendere i nostri interessi.

In caso contrario?

Il rischio è di sedersi al tavolo senza una sufficiente credibilità per orientare le decisioni anche a nostro favore, quindi oltre ad avere un esecutivo in tempi ragionevoli dobbiamo anche elaborare una nostra strategia, creare alleanze con gli altri Stati membri dell'Unione per orientare i negoziati europei anche a nostro favore.

Non sarà facile…

Non sarà semplicissimo con un governo che in prospettiva si preannuncia come euroscettico e antieuropeo.

I risultati italiani riflettono comunque una tendenza europea: declino della sinistra, inasprimento delle posizioni nazionaliste, lo sviluppo di forze anti-sistema…

Non c'è dubbio, è un vento che soffia anche negli altri Paesi, pensiamo in Olanda, nella stessa Germania dove è cresciuto un movimento di destra molto forte, ma in questi Paesi sono riusciti a tamponare l'ondata antieuropea e nazionalista.

In Italia invece?

Da noi il fenomeno è esploso con tutta la sua forza con una maggioranza, quasi il 55% dei voti, dal carattere propenso all’ euroscetticismo, all’anti-sistema e in una buona parte xenofobo.

In caso di ingovernabilità cosa rischia il Paese?

Il rischio vero è che i partner europei non stanno ad aspettare l’Italia, ciò significa che saremmo obbligati a digerire le decisioni dei negoziati come fatto compiuto oppure, caso estremo, a decidere come l’Inghilterra di uscire dalla Unione europea, evento che nessuno si augura.

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