E’ diverso, ma ha gli stessi scopi dell’Eiq (Environmental Impact Quotient) applicato dagli esperti della Fondazione Mach
La Direttiva Ce 128/2009 sull’utilizzo sostenibile dei fitofarmaci (fitosanitari) prevede che per la valutazione degli obiettivi raggiunti dal Piano d’Azione Nazionale (PAN) siano utilizzati dati statistici ufficiali sulla quantità annuale dei prodotti commercializzati e dei formulati distribuiti con i trattamenti per singole colture agrarie. Auspica inoltre l’elaborazione di indicazioni di rischio armonizzate per stimare le tendenze dei rischi connessi all’uso dei fitofarmaci. Armonizzate significa uniformate e quindi applicate da tutti i portatori di interesse nei vari Paesi europei o perlomeno all’interno di singoli Stati o Regioni. Ciò allo scopo di rendere confrontabili i risultati dei rilevamenti.
L’auspicio è rimasto tale. Anche a livello internazionale. Sono invece aumentati di numero gli indici proposti.
Gli indicatori si dividono in due categorie: quelli della prima mirano a misurare il quantitativo totale di fitofarmaci usato o il numero dei trattamenti (Pesticide Use Indicators-PUIs). Appartengono alla seconda gli indicatori che fanno riferimento ad una combinazione di caratteristiche di pericolo ed esposizione per una o più variabili ambientali che vengono valutate separatamente: Pesticide Risk Indicators ( PRIs).
Due esempi per rendere capibile l’argomento.
Il primo è descritto in una pubblicazione a cura di Alessandro Franchi dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana. Si intitola: “Fitofarmaci classe di impatto potenziale (CIP). Un indicatore per guidare le scelte di sostenibilità”. Ci è stata segnalata e sottoposta da Michele Lorenzin, già responsabile del settore laboratorio e controlli dell’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente di Trento, che nella seconda metà degli anni ’80 ha collaborato insieme ad un gruppo di esperti compreso Alessandro Franchi alla “Rassegna bibliografica su alcuni pesticidi impiegati in provincia di Trento”. Per elaborare l’indicatore CIP l’autore toscano ha utilizzato le proprietà ambientali , eco tossicologiche e tossicologiche desunte dalla banca dati europea. Da questa fonte e per 590 fitofarmaci (principi attivi) l’autore ha attinto 22 voci di pericolo: 6 correlabili con il comparto acque, 11 al comparto ecosistema e 5 al comparto salute. Tenendo conto delle soglie indicate, ha assegnato una classe di impatto potenziale (CIP) bassa, moderata o alta rappresentata da CIP 1-2-3 per ogni recettore /proprietà. Ha assegnato la classe zero nel caso in cui non esistono dati disponibili. Le voci da 1 a 6 si riferiscono all’acqua. Gli indici da 7 a 17 all’ecosistema e più specificatamente a livelli di tossicità acuta e cronica nei confronti di 6 specie animali e alla capacità di bio accumulo. Le voci da 18 a 22 si riferiscono alla salute e riguardano soprattutto gli effetti a lungo termine. Applicando i CIP per acqua, ecosistema e salute alla quantità di fitofarmaci usati in tutta la Toscana il ricercatore arriva a quantificare l’effettiva probabilità che il pericolo si traduca in rischio effettivo.
Il secondo esempio è riferito all’ indicatore di rischio che i ricercatori della Fondazione Mach hanno trasferito dagli USA in Trentino. Si chiama EIQ (Environmental Impact Quotient) e tiene conto non solo delle quantità di fitofarmaci usati nell’anno, ma anche dell’effetto su chi esegue i trattamenti sugli operai impiegati nella raccolta, sui consumatori, sulle falde acquifere, pesci, uccelli, api e artropodi utili. I dati sono presi dalle schede dei singoli principi attivi e dalle frasi di rischio riportate in etichetta. Comprendono anche i coadiuvanti di formulazione. L’ EIQ è stato applicato nel 2011 ad un campione di aziende frutticole e nel 2013 (tesi di laurea di Marco Michelon) ad un numero di aziende viticole rappresentative delle principali aree viticole del Trentino. La fonte utilizzata per entrambe le ricerche erano i quaderni di campagna.
Ci pare di poter concludere che entrambi gli indici si possono valutare positivamente per le possibilità applicative dei due metodi. Ma ad una condizione: i risultati della loro applicazione, sia in fase preventiva, sia in quella di consuntivo, andrebbero confermati da puntuali riferimenti analitici e da monitoraggi su territorio e persone e resi pubblici con mezzi di comunicazione accessibili e trasparenti.
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