Le esperienze di terapia in montagna illustrate con foto e racconti che si aggiungono in ogni città. A Trento presso la Casa della SAT
Alla montagna non importa chi sei, e quali sono le tue condizioni fisiche, psicologiche, mentali. Ti ospita senza chiederti se sei sano o malato. E se rispondi al suo richiamo, camminare in ambiente montano può diventare terapeutico. Percorrere sentieri apre infatti ad una dimensione di benessere che il contatto con la bellezza della natura consente: passi di "cura" che per chiunque possono essere fonte rigenerante nel rapporto con se stessi e gli altri. È il messaggio emergente dalla mostra fotografica "Un viaggio dall’isola della follia clamorosa all’escursione nella montagna…dall'album comparativo alla cartolina" allestita all'ingresso della Casa della Sat di Trento e inaugurata allo Spazio alpino mercoledì 17 gennaio. Ideata dall'Associazione Equilibero di Padova, l'esposizione documenta le attività di montagna-terapia promosse attraverso il progetto "Estrema-mente semplice" a favore di pazienti dei Centri di Salute Mentale Territoriali e propone un'interessante lettura che mette a confronto le caratteristiche dei manicomi, gli ultimi chiusi nei primi anni 2000, con quelle della montagna rispetto alle modalità e agli strumenti di riabilitazione adottati nei confronti della malattia mentale.
"Follia clamorosa" era la diagnosi che determinava la destinazione del paziente al manicomio di San Servolo di Venezia, costruito su un' isola: "Il manicomio era un luogo dove confinare gli individui pericolosi, isolandoli dalla comunità per non vederli, la terapia della montagna invece ha la premessa implicita dell'uscire, andare fuori dai luoghi abituali di cura – ha esordito il curatore Massimo Gagliazzo -: il contenimento veniva attuato attraverso la distinzione in reparti in base alla gravità, insieme a strumenti quali legacci e camicie di forza, e ad attività come il lavoro manuale e agricolo, mentre in montagna nasce lo stupore quale esperienza in cui ci si espone a qualcosa di nuovo, incontrollabile, e il problema è rappresentato non dalla persona ma da imprevisti o rischi che inducono a cercare insieme una soluzione".
"Camminiamo in salita, lo zaino pesa, sono lenta eppure lo spazio è infinito. Lo sguardo va oltre e si perde, è una sensazione di infinito e pienezza, non ci sono limiti né confini": pensieri, riflessioni, poesie dei partecipanti alle escursioni accompagnano le fotografie esposte, narranti persone, senza alcun segno distintivo tra accompagnatore, volontario e utente, a fare da contraltare all'album comparativo, composto dalle fotografie scattate al paziente al momento di ingresso e di uscita dal manicomio, corrispondenti all'immagine della malattia mentale e a quella della salute. "Dopo le uscite in montagna – ha raccontato Gagliazzo – ci ritroviamo a guardare le fotografie scattate: formano un "diario visivo pensato", e alla fine dell'anno sono trasformate in cartoline da spedire a se stessi, parenti e amici". In questo modo il malato non è più visto come colui che genera fatica con il suo disagio, ma una persona che condivide il ricordo di una bella esperienza.
Partita da Pordenone a fine 2017, la mostra è stata ospitata all'ex manicomio di San Servolo e all'ospedale di Mirano (Venezia), all'ex manicomio di Sant'Artemio a Treviso, a Livigno, ad Albaredo nel parco delle Orobie Valtellinesi (Sondrio), a Bolzano e Gries, e ora a Trento. Ciò che la caratterizza è che, di tappa in tappa, si arricchisce grazie al contributo delle associazioni locali, che aggiungono un nuovo tassello raccontando le proprie attività, e degli ex manicomi, che donano un libro sulla propria storia. Così è stato a Trento con le attività promosse anche dalla SAT e varie altre sigle: "Siamo dotati di 12 joelette (carrozzina per il trasporto di disabili su sentieri di montagna, n.d.r.) e siamo stati dove normalmente non saremmo potuti andare, ma insieme è possibile superarsi, vincere i propri limiti, scoprendo che si può fare quel passo in più", ha detto Claudio Colpo ricordando le numerose esperienze di coinvolgimento di persone con disabilità fisiche e psichiche attivate da alcune delle sezioni della Sat, in collaborazione con enti, associazioni e cooperative operanti sul territorio. Gruppo oltre le vette (Sat di Arco), Gruppo Stella polare (Centro di Salute mentale di Trento), Gruppo Uscite ambientali (Cooperativa Gruppo 78, Rovereto), Estuario di Trento (Associazione per sostegno e mutuo aiuto nel disagio psichico "Gruppo di montagna") sono solo alcune di esse.
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