Sperimentare l'ecumenismo all'interno della dimensione evangelica significa giungere al riconoscimento dell'essenzialità del messaggio evangelico e della sua perdurante novità
È essenziale, va al cuore della vita, esprimendo l'annuncio della bellezza e della bontà della salvezza donata da Dio. Quello di Marco è "Un miracolo di Vangelo" come spiegato dal biblista e scrittore Ernesto Borghi nel secondo incontro del ciclo "Bibbia e vita" promosso dal Centro ecumenico e dell’Ufficio per la cultura, svoltosi all'interno della Settimana di Preghiera per l’Unità dei cristiani giovedì 18 gennaio nell'aula magna del Vigilianum a Trento.
"La dimensione ecumenica è condizione senza la quale non si può tentare di essere cristiani", ha esordito Borghi, introdotto dal direttore del Centro Ecumenico diocesano Alessandro Martinelli. Ma cosa significa il termine "vangelo"? "È la buona notizia annunciata da Cristo, pochi però sanno rispondere alla domanda relativa al perché è buona e bella e al suo contenuto effettivo: essa è la bellezza e bontà dell'amore di Dio per tutti ed è interessante capire che i testi evangelici non sono la trascrizione di ciò che Gesù ha detto e fatto, ma frutto di una rielaborazione che presuppone tre livelli di redazione". Di fronte agli avvenimenti compiutisi, vi sono infatti tre categorie di soggetti: i testimoni oculari, i recettori della parola divina diventati scrittori, e tra di essi il narratore-redattore (gli evangelisti), e infine il destinatario-lettore. Nei 30-40 anni intercorsi tra la morte di Gesù e il periodo di redazione vi fu perciò un "lavoro di raccolta e diffusione di appunti di educazione alla fede" e il testo di Marco ha valore specifico in quanto costituisce la più antica versione evangelica e dunque il primo passo verso l'ingresso progressivo nella fede cristiana, e per questo strumento che propone il cuore del Vangelo anche alla società del nostro tempo.
Tra le quattro versioni, quella marciana è la più ricca di racconti di miracoli, ben 17: "La donna che soffriva di emorragie ottiene un ristabilimento non solo fisico ma complessivo: Gesù è attento alla situazione globale dell'essere umano e il miracolo della condivisione dei pani, con il Maestro attento alla condizione personale dei discepoli e poi a quella della folla, insegna che l'unico modo per essere vivi e umani è spezzare il pane, condividere quello che si è e che si ha, mettendo se stessi a disposizione degli altri".
La potenza del Dio deve dunque essere intesa in termini di apertura, accoglienza e solidarietà nei confronti dell'altro, valori che incarnano una preziosa proposta ecumenica: "Da questo testo possiamo trarre indicazioni su come cercare di vivere forme di pluralità che non siano né divaricazione eccessiva né omogeneizzazione totalizzante tra le differenze, ricordando che siamo tutti allievi dell'unico Maestro e che ognuno cerca la verità senza esserne detentore". Si tratta di costruire relazioni fondate non sulla forza ma sulla libertà, il rispetto e il riconoscimento reciproco, concependo l'unità cristiana come l'ha proposta papa Francesco nella Evangelii gaudium, ossia "diversità riconciliata", consapevoli che "l'ecumenismo è la fine dell'autosufficienza delle chiese, ogni chiesa ha bisogno delle altre per realizzare la propria vocazione. Non possiamo essere cristiani da soli", come ha dichiarato il moderatore della Tavola Valdese Eugenio Bernardini nell'accogliere Bergoglio a Torino il 22 giugno 2015.
Sperimentare l'ecumenismo all'interno della dimensione evangelica, hanno concluso Borghi e Martinelli, significa giungere al riconoscimento dell'essenzialità del messaggio evangelico e della sua perdurante novità, testimoniata anche dal fatto che, nella versione originaria, il Vangelo di Marco, concludendosi con un "infatti", rimane incompleto ma aperto, come a dire che ognuno può entrare in quella storia ed esserne parte.
Il ciclo si concluderà con l'incontro dedicato a "Essere sapienti oggi. Alcune risposte bibliche", in programma giovedì 25 gennaio alle 18.00.
Lascia una recensione