E’ ancora oggi un problema sanitario importante in vari Paesi dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina. L’impegno dell’Aifo. I missionari trentini e le “malattie da povertà”
Anche quest’anno l’ultima domenica di gennaio si celebra in tutto il mondo la Giornata mondiale della lebbra, voluta da Raoul Follereau per mobilitare le coscienze e gli aiuti per sconfiggere la lebbra nel mondo.
La lebbra è ancora oggi un problema sanitario importante in vari Paesi dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina, dove persistono condizioni socio-economiche precarie che favoriscono la trasmissione della malattia. Ecco perché quest’anno le organizzazioni impegnate nel contrastare la lebbra nel mondo rivolgono una vera e propria chiamata all’azione: con la Campagna #maipiù vogliono dire mai più persone private della propria dignità, mai più indifferenza, mai più alla lebbra e a tutte le lebbre nel mondo.
Ancora oggi infatti ogni 2 minuti una persona nel mondo è colpita dalla lebbra. È fondamentale agire con urgenza per evitare che la malattia progredisca e provochi danni irreparabili che portano alla disabilità. Purtroppo i più a rischio sono i bambini: le statistiche ci dicono che negli ultimi anni il rallentamento dell’attenzione verso questa antica malattia porta a diagnosi tardive che si riflettono in primo luogo proprio su di loro, i bambini. Eppure, da quando si dispone di farmaci efficaci, la strategia principale per il controllo della malattia si basa proprio sulla diagnosi precoce e sul trattamento. Ma a causa delle difficoltà di accesso e alla scarsa qualità dei servizi di trattamento, la diagnosi spesso avviene tardivamente e frequentemente la persona colpita si presenta con disabilità fisiche irreversibili. Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, vi sono più di tre milioni di persone nel mondo con disabilità gravi causate dalla malattia che richiedono cure quotidiane. Le disabilità, oltre a determinare un importante carico sanitario a lungo termine, tendono a perpetuare il preconcetto e lo stigma e molte persone, dopo il trattamento, permangono isolate, segregate, senza lavoro e senza possibilità di reinserimento sociale.
Questa situazione dimostra che gli obiettivi dei piani di controllo della lebbra nei Paesi endemici non possono più essere focalizzati unicamente sulla diagnosi e il trattamento delle persone colpite. Per combattere la malattia, diventa necessario promuovere un approccio multisettoriale che includa: programmi di riabilitazione fisica delle persone con disabilità, educazione sanitaria e informazione per la popolazione in generale, riabilitazione socio-economica. In pratica, le attività di informazione/educazione e quelle di riabilitazione fisica e socio-economica devono essere contemplate, promosse e gestite nell’ambito dei programmi sanitari di controllo della malattia. In questo modo, il controllo sanitario della lebbra non ha più solo una dimensione fisiologica, dettata da parametri microbiologici, ma diventa espressione di un lavoro che intende difendere i diritti delle persone colpite, rivitalizzandone la dignità. E poi, va detto chiaramente, nella storia della lebbra un punto è certo: il controllo della malattia, con effetti duraturi, richiede un miglioramento socio-economico della popolazione.
Per valutare il profilo sanitario della lebbra nel mondo oggi non ci si basa soltanto sul numero delle persone diagnosticate ogni anno: per definire l’impatto globale della lebbra in termini di salute pubblica si considerano altri indicatori, tra cui la percentuale di ragazzi e ragazze minori di 15 anni fra le persone colpite (una percentuale ancora alta in vari Paesi endemici: nel 2016, fra le persone diagnosticate, 18.230 erano ragazzi e ragazze: 50 ogni giorno); e la percentuale di persone diagnosticate con disabilità gravi e permanenti, un dato ancora elevato a causa del numero insufficiente e della scarsa qualità dei servizi di diagnosi e trattamento, che portano ad una diagnosi tardiva della malattia.
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