Don Piero, lei preferisce l'incontro a tu per tu o in gruppo. Come mai ha scelto di mettere per iscritto queste idee sulla terza età?
Molte delle idee contenute in questa piccola pubblicazione sono nate dalla competenza e dall’esperienza di esperti in materia e hanno il sapore di sagge conclusioni. Metterle per iscritto è permettere agli anziani di tornare a farle proprie, se per caso (com’è facile a quest’età) capita di dimenticarle.
Ancora un libro di consigli per gli anziani; ma non ce ne sono già troppi, comprese riviste che insegnano il benessere…
Credo che quel genere di libri, più che agli anziani sia rivolto agli adulti, vale a dire alla categoria degli efficienti, dei produttivi, dei pimpanti… Agli anziani non si possono raccontare frottole. Sanno intuire se le cose che si dicono sono essenziali, oppure da cestinare senza alcuno scrupolo. Non credo pertanto che la pubblicistica riguardante la terza e la quarta età sia molto diffusa…
Ci sono tanti modi di affrontare la vecchiaia: da cosa dipendono?
Dal come si sono vissute le stagioni precedenti, che è come dire: dagli ideali che hanno sorretto e guidato nella fase giovane e in quella adulta dell’esistenza; anche lo stile di vita e le abitudini acquisite costituiscono un condizionamento importante. Molto dipende poi dalla visuale personale che ognuno ha della vecchiaia: tempo di declino/tramonto, oppure stagione di compimento, di maturazione definitiva? In questo libretto è questa seconda visuale che si presenta, non come teoria o utopia, ma in quanto esperienza reale e perciò stesso possibile.
In poche parole, lo sguardo biblico sull'anzianità cosa ci dice?
Presenta esattamente questi due tipi di anzianità ai quali ho accennato: vi è l’anziano saggio, vissuto nella rettitudine (nel “timor di Dio” afferma la Bibbia), che anche da vecchio non cessa di costituire un valore per tutti, e vi è l’anziano insulso e corrotto, nel quale le abitudini di vita sbagliate non hanno fatto che incancrenirsi e fossilizzarsi…
Personalmente, come sta vivendo la terza fase della vita?
Come una specie di apprendistato. Non sono ancora vecchio a tal punto da dover forzatamente smettere certe attività abituali (anche se questo può favorire l’illusione di non invecchiare!). Lo sono invece per qualche acciacco che subentra di tanto in tanto come sgradita novità… Ma, soprattutto, oso pensare di esserlo per quel po’ di capacità in più di distacco da certe cose non essenziali, per quel pizzico di buon senso e di comprensione che in passato non conoscevo e, soprattutto, per lo stupore nel constatare quanto di bello ho ricevuto più ancora che dato.
Nel libro non ha paura di affrontare il tema della morte. Perchè?
Non hanno avuto paura di affrontarlo nemmeno gli antichi che, ancor prima del cristianesimo, parlavano serenamente dell’ars moriendi (l’arte di morire): perchè dovrei aver paura io? Certo, oggi la morte è un tabù da nascondere e dimenticare al più presto, a prezzo di un vivere all’insegna dell’arroganza e della stupidità. Il che è falsità, imbroglio. Credo che agli anziani non sia consentito essere falsi o stupidi.
Cosa augura a questa pubblicazione?
Che quanti la leggono e vi trovano qualcosa di interessante, la propongano ai loro amici. Che poi la tengano a portata di mano per i giorni in cui sentono il bisogno di riaprirla. Il che auguro anche a me stesso. Può arrivare il momento in cui qualcuno deve dirmi: “Guarda, senti cosa scrivevi…”. Sarà qualcuno mandato dalla Provvidenza (parola che, guarda caso, fa rima con “coerenza”).
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