Il bosco di famiglia, la legna da recuperare e soprattutto l’abete per l’albero di Natale. Ma come superare il posto di blocco dei soldati tedeschi, a guardia del piccolo biposto americano caduto proprio là? Al nonno venne un’idea…
"Vieni c'è una strada nel bosco…" cantavano i nostri vecchi nei primissimi anni Quaranta, in un Trentino sotto i bombardamenti degli alleati (naturalmente il più bombardato di tutti era il "Ponte dei Vodi" che si ergeva da oltre un secolo ai piedi della Paganella e che i piloti dei cacciabombardieri chiamavano "Ponte del Diavolo"). E ogni volta che la canzone si risentiva – a cantarla a quel tempo era Gino Bechi – tornava alla mente il vecchio e glorioso grande bosco del nonno. Una grande distesa di chiome verdeggianti che si inerpicava su di un costone ondeggiante fino alla cima, fino al grande pianoro sovrastante. Da quel posto incantevole, un vero e proprio belvedere che spaziava sull'universo circostante, si poteva gustare l'intero panorama della zona, compresa la vista di alcuni antichi masi sparsi tra le fronde e di alcune casupole disseminate tra le coltivazioni del fondovalle.
Diverse le varietà di piante che si trovavano aggrovigliate insieme nel bosco in una promiscuità fantastica: c'erano l'abete bianco e quello rosso, il pino cirmolo, naturalmente il larice, poi il pino nero, il pino silvestre, il noce, l'olmo, qualche pianta di tiglio come ci indicavano i nonni, e poi ancora il castagno, il cedro e parecchie betulle. Ce n'erano per tutti i gusti. L'abete era destinato sin da giovane per l'albero di Natale e le piante anziane e secche avevano la loro destinazione finale nel focolare di casa come legna da ardere, per riscaldare tutto l'ambiente.
Un biplano alleato fra le pergole
Quel bosco di famiglia era salito agli onori delle cronache nel dicembre del '43, un mese tormentato e in pieno tempo di guerra, complice la caduta di un piccolo aereo americano biposto, finito proprio sopra le "pergole" del maso al di sopra del bosco. I due piloti se l'erano cavata abbastanza bene, con qualche ammaccatura e diverse contusioni, ed erano riusciti a fuggire nottetempo e a dileguarsi verso le montagne. Sul posto era rimasto il piccolo aereo semidistrutto dall'impatto, che aveva attirato subito l'attenzione dei valligiani abitanti nei masi vicini, ma non solo di quelli. I soldati tedeschi della Wehrmacht erano subito arrivati dal paese sottostante dove erano acquartierati e avevano avviato le indagini e le ricerche dei due fuggitivi, mettendo anche sotto sequestro il veicolo caduto. Nessuno poteva più transitare nella zona, e neppure avvicinarsi o sostare vicino al luogo dell'incidente. E in casa dei nonni era subito sorto il problema più urgente, quello di riportare a casa per l'inverno e prima che arrivasse la neve, tutta la legna che era già stata tagliata e accatastata nel bosco. Ma la cosa più importante per noi bambini, dato che dicembre era già iniziato da qualche giorno, era quella di procurarsi anche l'albero di Natale, già individuato da tempo e scelto insieme al nonno all'interno del bosco di abeti giovani. Bisognava organizzare il viaggio con un carro trainato dal bue di casa e inoltrarsi nel bosco per recuperare tutto quanto occorreva in casa, la legna da ardere e l'abete natalizio da collocare nel tinello a fianco della cucina. Il problema era dato appunto da quel posto di blocco invalicabile, sempre sorvegliato a vista dai tedeschi, i quali erano accampati lì vicino in un vecchio casolare contadino abbandonato con le loro motocarrozzelle all'esterno.
Peter, il cuoco tedesco
E intanto, sin dall'8 settembre, si era installato nel paese vicino al torrente Avisio il comando di coordinamento delle truppe tedesche di occupazione. La sede era stata requisita nell'ex palazzo dei conti Melchiori, mentre in fondo a via Orti in prossimità del ponte e al piano terra di casa Brugnara era ospitata all'esterno la cucina da campo per i militari invasori. La guerra si faceva sentire ogni giorno che passava e i paesani incominciavano, loro malgrado, a conoscere gli occupanti, i loro modi di fare da conquistatori del territorio; si comportavano da invasori, salvo però qualche eccezione … Il bosco dei nonni non era certo stato dimenticato in famiglia e si studiavano intanto tutte le strategie possibili per potervi accedere, per ritirare la legna già tagliata e naturalmente anche l'alberello natalizio. Vicino a casa si era fatta intanto amicizia con il cuoco tedesco Peter, sempre indaffarato intorno ai suoi fornelli e sempre prodigo con noi bambini nel regalarci qualche primizia di dolce o qualche caramella di cioccolato tedesco. A questo punto si potrebbe aggiungere proprio che "la fortuna aiuta gli audaci"… quasi sempre. Parlando con il cuoco – che sapeva abbastanza bene le parole più importanti dell'italiano – il nonno venne a sapere che anche la loro legna per la cucina stava scarseggiando e quindi bisognava correre ai ripari. Il comandante responsabile del campo propose subito di requisire la legna ai contadini locali, altri suggerirono invece di andare direttamente a tagliarla nei boschi vicini. Al nonno venne un'idea geniale e la propose a Peter: andare nel bosco di casa e fare così un bel carico di legna per accontentare tutti, salvando così capra e cavoli ! Il cuoco fu subito d'accordo, sarebbe venuto anche lui nel bosco sul carro del nonno a recuperare la legna. Facendo così questo bel viaggio di sicuro si sarebbero risolti ben tre servizi: ritirare la legna di casa già pronta da tempo, tagliare quella per la cucina tedesca, recuperare il piccolo abete di Natale per casa. Detto fatto, il viaggio venne organizzato subito di primo pomeriggio, carro e bue erano pronti per la spedizione nel bosco, così pure il nonno insieme a Peter, superattrezzati di tutto punto, comprese asce e funi.
Al posto di blocco, “alles erledigt!”
Arrivarono così senza incidenti al posto di blocco del maso vicino all'aereo caduto. Peter si rivolse subito ai colleghi camerati tedeschi che avevano ordinato l'alt al carro: "Wir arbeiten gerade fuer uns und unsere Kueche!" (“Stiamo lavorando per noi e per la cucina”), disse prontamente con energia! Il carro arrivò così sul fianco del bosco e si iniziò subito a lavorare intensamente per caricare la legna e preparare quella che si tagliava e recuperava dagli alberi; sulle colline intanto si udiva distintamente in lontananza qualche schioppettata dei soldati che giravano da quelle parti. Tutto si svolse però con tranquillità, il carro fu caricato da cima a fondo e tutto fu ben legato per il trasporto; il nonno pensò poi a recuperare una bella cima di un giovane abete bianco per farne l'albero di Natale. Invece Peter pensò di recuperare nel sottobosco e intorno a qualche vecchia pianta alcuni rametti di vischio, insieme anche ad alcuni virgulti di verde pungitopo. Salutando i commilitoni al posto di blocco Peter sbottò in un saluto frettoloso "Alles erledigt, auf wiedersehen und vielen Dank!" (“tutto fatto, arrivederci e grazie!”).
Il ritorno a casa con il prezioso carico riuscì perfettamente, grazie anche alla presenza del cuoco conosciuto dai suoi compagni di guardia sul percorso. A casa poi la felicità ebbe il sopravvento su tutto il resto, non tanto per la legna arrivata, ma in modo particolare per l'alberello natalizio che si era potuto recuperare sano e salvo.
Ora non restava che prepararlo e addobbarlo al meglio. Anche noi noi bambini fummo coinvolti ed eravamo giustamente emozionati. Era contento anche l'amico cuoco per la provvidenziale scorta di legna per la sua cucina. Davanti a casa ringraziò il nonno lasciandogli, per la nonna e per la mamma, il mazzetto di vischio e di pungitopo raccolto nel bosco.
Vieni, c’è una strada nel bosco…
Il ricordo di questo Natale ci torna ancora alla mente, insieme al fantastico bosco del nonno, ancora lassù sul dosso sopra i masi ormai quasi dimenticati e disabitati. Ricordiamo ancora con tanta nostalgia di fanciulli quel famoso alberello natalizio, addobbato e collocato sopra il piccolo presepe in casa, quell'albero di Natale che aveva coinvolto un po' tutti in quell'avventura che ancor oggi ci appare fantastica e sorprendente. E la strada del bosco? Quella è rimasta per noi la strada dei sogni indimenticati; a volte riascoltiamo ancora quella canzone di un tempo, nella versione cantata però da Claudio Villa, che ripete ancora con noi: “Sembra un incanto il bosco sotto la luna / Favole appassionate narra per te / Vieni c'è una strada nel bosco…”: il nostro bosco dei ricordi di quel mai dimenticato Natale di oltre settant'anni fa!
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