L’arcivescovo Lauro scrive agli ospiti del Trentino e agli operatori del settore turistico. “Non conta la frequenza del passo, ma l’efficacia del cammino”
Si apre una nuova stagione invernale in una terra che vanta, tra i suoi punti di forza, una lunga storia di accoglienza.
Nell’augurarvi una vacanza rigenerante e un lavoro in cui vi sentiate pienamente realizzati, consentitemi di rinnovare quell’“inno alla lentezza”, presentata come forma di sobrietà nella mia ultima Lettera alla comunità La vita è bella.
Ridiamo valore al tempo, non affanniamoci a saturare le nostre agende. Esse documentano un’esaltazione schizofrenica della velocità, dietro la quale però si maschera, il più delle volte, la nostra incapacità di trovare il coraggio di perdere tempo nella relazione con gli altri. Rinunciare all’accumulo di tempo occupato e retribuito, per liberare spazi di opportunità per gli altri, nella gratuità. Il creato, ben rappresentato nel racconto evangelico, contiene lezioni straordinarie: “La vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? (…) E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita?”, chiede Gesù ai suoi discepoli. E propone due mirabili esempi: gli uccelli del cielo e i gigli del campo. I primi non seminano, né mietono, né ammassano nei granai eppure sono nutriti dal Padre; i secondi non lavorano e non filano, ma nessun re potrebbe vestire come loro (Mt 6, 24-34).
Vi invito a un incedere lento, come quello di chi sa affrontare la montagna senza l'impazienza della meta, ma con l’attenzione ad avanzare in sicurezza. Non conta la frequenza del passo, ma l’efficacia del cammino. Non siano, dunque, i “numeri” a determinare le vostre scelte, ma la loro qualità. Lo dico a chi organizza l’offerta turistica e a chi sceglie di stare in mezzo a un ambiente vivo e pulsante, che merita silenzio e tempi dilatati, lontani dalla frenesia immateriale del mondo digitale. Lo dobbiamo a noi stessi e alle generazioni che verranno.
+ arcivescovo Lauro
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