Prende quota la figura dell’amministratore di sostegno per le persone fragili. Ma servirebbero ancora volontari. Le prospettive giuridiche e il ruolo degli enti locali in un convegno a Trento
Decollata proprio dieci anni fa in Trentino, sospinta poi dalla legge provinciale n. 4 del 2011, la figura volontaria dell’amministratore di sostegno sta prendendo quota. Proprio come un aliante che traina, ridà velocità e poi accompagna la persona debole (anziano, disabile, malato psichico, ludopatico…) affidatagli dal giudice tutelare. E’ l’immagine scelta per il convegno molto partecipato (200 iscritti fra i quali avvocati, infermieri e operatori sociali) tenutosi venerdì scorso allo studentato Nest non solo per fare il punto sullo sviluppo esponenziale di questo servizio (un bell’esempio di volontariato silenzioso svolto da circa 300 persone), ma anche per rilanciarlo.
“Da un punto di vista normativo – ha sottolineato Massimo Zanoni, presidente dell’Associazione Comitato per l’amministratore di sostegno, promotrice del convegno insieme alla Provincia Autonoma di Trento e alla Fondazione Demarchi – l’amministrazione di sostegno è trasversale e quindi ha una connotazione giuridica, sanitaria e sociale. Dobbiamo puntare a irrobustire anche sul territorio la rete che consenta ai volontari di operare in modo ancora più efficace e motivato”. “Sostenere chi sostiene” – per dirla col presidente della Fondazione Demarchi, Piergiorgio Reggio – è una delle indicazioni emerse dagli oltre 15 relatori, coordinati dal nostro direttore Diego Andreatta, che hanno suggerito anche delle proposte migliorative.
Era presente a Trento anche il giurista triestino Paolo Cendon, “padre” della legge istitutiva dell’amministratore di sostegno, che si è soffermato sulla prospettiva legislativa del “progetto di vita”, per rispondere al problema di chi tutela la progettualità di vita delle persone che si trovano in una situazione di fragilità. Altri contributi giuridici sull’amministratore di sostegno come responsabilità comunitaria e risorsa sono venuti da Mariassunta Piccinni, ricercatrice di diritto privato a Padova (“può funzionare solo là dove è presente una rete adeguata che possa valorizzare le potenzialità della persona e del contesto”) e dell’avv. Giovanni Catellani, secondo il quale gli enti locali sono chiamati a a integrarsi e ad occuparsi di divulgazione, formazione, informazione, aggiornamento, coordinamento, monitoraggio e attività propulsiva nei confronti dell’amministratore di sostegno.
E’ quanto emerso dalla Ricerca-azione “Sensibilizzazione sull'attività degli amministratori di sostegno in Provincia di Trento”, realizzata da Orietta Fedrizzi e Francesco Pisanù per la Fondazione Demarchi nel territorio delle valli di Non e di Sole. Dai vissuti delle persone intervistate sono emersi temi quali la solitudine dell’amministratore di sostegno, la poca attenzione alle situazioni di difficoltà psico-sociali e la necessità di capire meglio come gestire un’efficace integrazione fra i vari “portatori di interesse”.
Un ruolo di promozione, con la divulgazione della “Guida trentina all’amministratore di sostegno”, è affidato agli otto sportelli del Comitato attivi in periferia ma soprattutto ai referenti delle Comunità di valle ai quali saranno affidate nuove risorse (ricavate dagli ex vitalizi provinciali) per irrobustire sul territorio la rete di supporto agli amministratori di sostegno. Talvolta infatti non è facile reperire persone che abbiano la necessaria competenza relazionale (il requisito più importante) ma anche una capacità gestionale per accompagnare la persone dentro le tempeste delle novità burocratiche o delle normative specifiche.
Dal primo convegno provinciale, concluso con alcune prospettive operative da Laura Castegnaro per il Servizio della Provincia, si è percepito una buona disponibilità di soggetti interessati e di istituzioni attente a “dare ali” a questo strumento sempre più importante in una società trentina in cui aumentano ogni anno le fragilità e quindi i bisogni di sostegno personale e duraturo.
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