I gruppi di auto mutuo aiuto per i “sopravvissuti” rappresentano una “spalla su cui piangere”, ma anche “una fiammella a cui attingere speranza”. Il sociologo Domenico Tosini, assieme alla collega dell'Università di Trento Deborah Fraccaro, ha seguito da osservatore il gruppo AMA di Trento, raccogliendo una trentina di interviste d'intensa profondità. “Per poter offrire un sostegno efficace – spiega Tosini a radio Trentino inBlu – è importante capire come il suicidio di un familiare comporti uno shock, uno sconvolgimento delle proprie certezze. Attraverso un ascolto non giudicante si deve cercare di avviare un lento percorso che dall'accettazione dell'inconcepibile possa aiutare lentamente a preservare un ricordo positivo della persona scomparsa. Un percorso che aiuti a non soccombere al senso di impotenza o addirittura al senso di colpa e porti a ricostruire anche la propria identità”. Tosini propone che per rompere l'autoisolamento dei sopravvissuti si curi la formazione di persone che vadano direttamente a contattarli nelle loro case, sull'esempio statunitense dei survivors “veterani”. Perchè all'inizio il sopravvissuto non ha la forza, nemmeno fisica, di chiedere aiuto e cercare ascolto nei gruppi di auto mutuo aiuto.
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