Cappuccini predicatori degli italiani

Fin dalla fondazione il convento e la chiesa dei cappuccini sono un luogo d’incontro tra lingue e culture

Merano – Nell’anno del settimo centenario del primo ordinamento civico, nei giorni del cinquecentesimo della Riforma luterana, Merano ha celebrato i 400 anni di presenza in città dell’ordine dei Cappuccini. Lo ha fatto con varie iniziative, tutte molto partecipate.

Fin dalla sua fondazione il convento e la chiesa dei cappuccini a Merano sono un luogo d’incontro tra lingue e culture. La stessa presenza cappuccina in città e nel Tirolo avviene, come scrisse Joseph Kögl, nel contesto della Riforma cattolica “percorsa da una offensiva di mistici italiani pieni di entusiasmo per la fede cattolica, chiamati dagli arciduchi a Innsbruck o residenti nel Trentino”.

A partire dall’800 i padri cappuccini cominciano sistematicamente a occuparsi della cura d’anime in lingua italiana a Merano. La chiesa di riferimento della comunità italofona è fin dagli ultimi decenni dell’800 quella di Santo Spirito, la chiesa dell’ospedale. Chi sono i sacerdoti che si prendono cura dei meranesi di lingua italiana? Il primo di cui si abbia traccia è proprio un padre cappuccino. Si chiama Giancarlo Bombarda, è nato a Cares nelle Giudicarie e porta il titolo specifico di “confessore degli italiani”. È l’anno 1819. La fortuna di Merano come luogo internazionale di cura non è ancora cominciata.

Un sacerdote che si occupa stabilmente della cura d’anime della cosiddetta “colonia italiana” di Merano, lo si trova citato nei cataloghi diocesani per l’anno 1870. Si tratta del cappuccino padre Guido Ruatti, che porta ora il titolo di “predicatore per gli italiani” (concionator italorum). Seguono in questi ruoli sacerdoti diocesani. Nel 1887 ecco nuovamente un “predicatore per gli italiani” cappuccino: è padre Leopoldo Decristoforo (originario di Livinallongo), che riveste quella funzione fino al 1895. Per l’anno 1894 padre Leopoldo è temporaneamente sostituito da padre Aniceto Rufinatscha di Tubre. Da uno scritto di padre Decristoforo sappiamo che in casi specifici anche la chiesa dei cappuccini viene usata per le funzioni in lingua italiana.

Nel 1897 l’incarico di predicatore per gli italiani passa a padre Isidor Flür (per tutti “padre Isidoro”). Egli celebra la messa nella chiesa di Santo Spirito, dove si dà da fare per organizzare la comunità anche sul piano associativo.

Il suo immediato successore come assistente della comunità italiana, dal 1907 è padre Caio (Cajus) Perathoner. È pure il cappellano dei Cacciatori imperiali e presso il convento meranese sono conservate ancora le sue omelie tenute alle reclute delle caserme meranesi nelle due principali lingue del Tirolo. Padre Caio resta predicatore per gli italiani fino al 1914 quando, scoppiata la guerra, parte per il fronte.

È grazie al supporto dei cappuccini che nel 1898 sorge a Merano la Società Operaia Cattolica con lo scopo di raccogliere e animare i lavoratori che abitano a Merano. Padre Isidoro Flür è presente alla fondazione e ne è il primo assistente, nominato dal vescovo di Trento. Gli succederà padre Caio. Un evento significativo nella storia dell’associazione, all’inizio di maggio 1902, è la festa della benedizione delle bandiere delle due Società operaie cattoliche, quella italiana e quella tedesca (fondata nel 1899). La cerimonia, durante la quale si ascoltano numerosi discorsi nelle due lingue, avviene alla presenza di diversi gruppi venuti da altre zone del Tirolo, delle autorità cittadine, ecclesiastiche e civili. “La Bandiera della Società italiana – scrive il corrispondente di ‘Fede e lavoro’ – venne eseguita dalla firma Klier di Vienna ed è un capolavoro che merita molta lode, essa porta da una parte l’immagine di S. Giuseppe, lavoro tutto in seta, e dall’altra parte due mani colla croce col titolo della Società”. Uno spaccato del vecchio Tirolo, prima che i nazionalismi prendessero il sopravvento sfociando nell’“inutile strage” della Grande Guerra. La Società operaia verrà infine sciolta nel 1932 a causa delle restrizioni imposte dal regime fascista a tutte le realtà associative non in linea col pensiero dominante.

Intorno alla Società operaia, ruota una variegata vita associativa. Padre Isidoro e padre Caio sono ad esempio i primi assistenti del Terz’ordine francescano in lingua italiana. Anche dopo la guerra i padri cappuccini apriranno le porte di chiesa e convento ai fedeli di entrambe le lingue. Lo fanno fino ai giorni nostri nello stesso spirito di accoglienza che, anche in tempi difficili, ha saputo far breccia nei confini che a volte separano, a volte mettono in comunicazione lingue, gruppi, culture e soprattutto le persone, con le loro mille storie.

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