Centinaia di sopralluoghi tra forre, campagne, contrade, siti preistorici e trincee, accompagnati dagli “sherpa” delle frazioni, ovvero cacciatori, guardia boschi e contadini che conoscono il territorio come le loro tasche. Bortolo Bertanza e Antonio Passerini negli ultimi anni si sono dedicati alla raccolta dei toponimi dell’Altopiano di Brentonico. Le indagini, come negli altri comuni, sono state effettuate allo scopo di arricchire la banca dati provinciale che contiene già 150 mila voci.
Il dizionario cartaceo dedicato a Brentonico, un imponente volume che presumibilmente avrà oltre 300 pagine, sarà pubblicato nel 2018. Nel frattempo, sabato 11 novembre, nella biblioteca di Brentonico il Comune ha provveduto ad allestire una mostra documentaria dei materiali raccolti fino ad oggi, oltre ad aver organizzato una serata di presentazione al pubblico. L’obiettivo è coinvolgere ancora una volta la popolazione affinché verifichi la corrispondenza tra la cartina topografica e la realtà.
“Finora abbiamo 2.194 toponimi. Siamo il comune che ne ha raccolti di più”, sottolinea con orgoglio l’assessore alla cultura di Brentonico, Quinto Canali. “Non poteva essere diversamente: il nostro territorio ha un vissuto molto esteso e una storia antichissima documentabile fin dal Paleolitico superiore, ricca di profonde stratificazioni storiche e di contagi geografici e culturali”.
Dai cacciatori preistorici ai romani, passando per francesi, bavaresi e asburgici; tutti hanno lasciato il segno del loro passaggio anche nel nome con il quale si indica un particolare luogo. La ricerca sui toponimi è iniziata a metà degli anni ’90 con il supporto del Servizio beni librari e archivistici della Provincia. “Abbiamo incontrato una settantina di informatori locali”, spiega il “raccoglitore” di toponimi Bortolo Bertanza. “L’identikit dello ‘sherpa’ ideale, contrariamente a quello che pensavamo inizialmente, non è l’anziano, perché chi ha una certa età fa fatica a ricordare i dettagli con precisione. Meglio i sessantenni”, fa notare lo studioso.
Andando alla ricerca dei nomi di fatto si scoprono anche luoghi semi-sconosciuti, come la forra del Monte Altissimo o la trincea a Cornalè dove Vittorio Emanuele III, durante la Prima Guerra Mondiale, si è affacciato per scrutare gli austroungarici appostati a passo Buole. “Nemmeno il proprietario del terreno sapeva la storia di questo reperto”, racconta Bertanza, “così come in pochi conoscono i siti preistorici in località Dossi di Crosano e in Val del Parol”.
Anche i nomi che si riferiscono agli ambienti agricoli sono a rischio estinzione: “Ogni campagna ha il suo nome; ora che la ruralità sta arretrando, con essa verranno abbandonati anche i riferimenti toponomastici. La nostra è una corsa contro il tempo e l’oblio”, concludono gli autori del dizionario brentegano.
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