Neanche fossero una razza in via d'estinzione. Sulla condizione dei preti anziani si è riflettuto troppo poco. Forse perché certi preti sono così attivi che sembrano non invecchiare mai, forse perché l'ansia per il futuro porta a vedere i pochi parroci (in Trentino sono ormai 150 circa per 420 parrocchie) più che i tanti preti ultrasettantacinquenni, un altro centinaio, pari al terzo del totale dei preti trentini. Che non sono un problema – diciamocelo – ma una risorsa, come abbiamo constatato martedì mattina in seminario (vedi pag.13).
Nel confronto col Vescovo voluto da loro non hanno nascosto un certo disagio perché talvolta il ministero in questa stagione della vita non risulta più valorizzato o “integrato” nella pastorale. Talvolta anche da qualche confratello più giovane, spesso dalla gente e dagli operatori laici che considerano il prete pensionato fuori ruolo e fuori gioco. Già, la “cultura dello scarto” di Papa Francesco non risparmia i “servi inutili” del clero. Molti di loro si difendono con sapienziale autoironia, altri si richiudono nella fragile corazza della solitudine. E invece…
“Carissimi don – potrebbero scrivere loro le comunità cristiane trentine – mentre vi ringraziano per quanto avete fatto fino a ieri nei nostri paesi, nei nostri oratori e nei nostri ospedali, vi diciamo anche: non avete attaccato il Vangelo al chiodo, restate pienamente preti, sacerdoti “in eterno”. Avrete ora mansioni diverse, ma per noi siete sempre un dono prezioso. Il dono della vita spesa per Dio senza calcolo, dell'amore ai fratelli insegnato con i fatti. Anche se avvertite il peso degli anni, sentitevi sollevati dalle responsabilità burocratiche. Anche se i lacciuoli dei disturbi fisici vi limitano sempre di più, affrontateli come quei “rametti secchi” di cui parlavate agli anziani della casa di riposo. Godete della libertà di una giornata senza orari, riservate il tempo alla preghiera, alla lettura, ad una visita che non potevate fare. Fate un po' anche i nonni, lasciatevi coccolare, vedete di non risultare brontoloni o di parlare solo del proprio passato. Questa stagione nuova può riservarvi le sorprese dell'autunno: il rosso di una serata in una famiglia che vi ha invitato finalmente a cena, adesso che non siete più parroco… il verde di una trasferta in comitiva dove fate un po' anche da guida turistico-religiosa… il grigio perla dell'accompagnamento spirituale di altri anziani o ammalati”.
Tanti preti trentini ci dicono serenità anche nelle ore del tramonto. E' ancora alba per loro, come insegna il vescovo Lauro ad ogni cristiano del nostro tempo. Fanno meno fatica quanti si sono preparati alla vecchiaia e alle sue richieste di essenzialità e di umiltà. Sono stati aiutati dai salmi recitati nel breviario (“Non mi respingere nel tempo della vecchiaia/ti mi hai istruito o Dio della giovinezza/e ancora oggi proclamo i tuoi prodigi/ e ora nella vecchiaia e nelle canizie”) ma anche dal valore di una fraternità sacerdotale non scontata.
“Non mi piace il termine collaboratori, mi sembra freddo. Preferirei parlare di preti amici, amici fra di noi”, ha testimoniato un ex parroco, rimasto a collaborare nel suo sobborgo di Trento. Un rapporto di comunione presbiterale così, impastata di umanità anche infragilita, può essere la chiave per una pastorale d'insieme che non esclude nessuno per ragioni anagrafiche. Una chiave che richiede di essere ancora più oliata insieme ai laici, quando chi è sopra gli anta mostra i gradi e non vuole “obbedire” o fare un passo indietro. Per lui e insieme a lui i confratelli sapranno trovare uno spazio prezioso e utile – senza sostituire o limitare i laici – come può essere quello dell'ascolto delle persone, sempre più richiesto.
L'anziano Arturo Paoli, ormai centenario, rivolgeva ai preti anziani questa domanda consolante e incoraggiante: Avete creduto fino in fondo all'amicizia quando, dalla bocca del vostro vescovo, Gesù vi ha detto: non ti chiamo più servo, ma amico? Avete avuto cura di coltivare quotidianamente quest'amicizia? Allora state tranquilli, la vecchiaia non esiste”.
Ma è un consiglio che vale anche per noi laici, più o meno vicini al tempo della pensione.
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