Pensieri e passi nella compagnia di Sergio Artini

Quante vie da percorrere, nella vita, in una continua e imprevedibile alternanza tra pianure riposanti e impervie salite, deviazioni improvvise, vie bloccate e sbocchi inaspettatamente risolutivi. Quante distanze da accorciare, se poi basta poco per rendere vano ogni tentativo di alleggerire la fatica dei passi, con la sensazione che la strada percorsa fin lì non abbia portato da nessuna parte. Ma può succedere di incontrare un buon amico che accompagna, incoraggia, condivide domande, paure, inquietudini, svelamenti. È quanto racconta Sergio Artini nel suo ultimo romanzo "Lontananze da percorrere. In compagnia di Luigi Pareyson" (Edizioni del Faro, 2017), presentato venerdì 3 novembre alla Libreria Ancora di Trento. Protagonista è Giacomo Zambiani, anziano insegnante di fisica convinto che la scienza sia l'unica forma di sapere possibile. Alla ricerca di una strada verso la salvezza, si ricrederà trovando rifugio nella filosofia, aiutato dalla riscoperta del pensiero interpretativo e rivelativo di Luigi Pareyson e da un amico docente universitario, che gli fa intravedere la possibilità della speranza.

Un racconto in prima persona che non è né un'autobiografia, né un saggio, ma, come evidenziato dal filosofo Francesco Ghia, un “romanzo filosofico” che ha il pregio di saper fondere la ricerca personale dell'autore in una scrittura che è insieme narrazione e profonda meditazione. Si realizza così in modo naturale l'incontro tra lettore e scrittore, favorito da uno stile colloquiale e coinvolgente che immerge subito nel flusso di pensieri e passi del protagonista, al punto da sentire la sua voce accanto a noi, amica e familiare. E prima di questo incontro, a renderlo immediato senza essere invadente, c'è quello di Artini con Pareyson, uno dei più importanti filosofi nel panorama italiano ed europeo del Novecento, scoperto al liceo e poi ritrovato nel corso della vita. Le sue parole sono incastonate nella trama narrativa in corsivo, e senza questo espediente grafico sarebbe difficile dire dove finiscono le parole dell'autore e dove iniziano quelle del pensatore, a indicare una felice simbiosi.

In questo libro, però si parla non "di" ma "con" un filosofo, rendendolo contemporaneo, dunque offrendo un testo non solo per "esperti", ma per chiunque abbia fame di quella vita che nasce dal porre domande che mantengono aperti più che dal trovare risposte che irrigidiscono in certezze apparenti. Non a caso Gadamer parlava di "maestri e compagni nel cammino del pensiero": persone con cui spezzare insieme il pane della ricerca, della conoscenza, delle inquietudini e delle rivelazioni. Perciò, se ci si incammina lungo percorsi faticosi, come quelli che affronta chi è alla ricerca del senso della vita e di Dio, sperimentando slanci e soste, entusiasmi e stanchezze, meglio farlo, se possibile, in compagnia. E anche un libro, come quello di Artini, è un prezioso compagno: le sue pagine parlano di speranza e amore – "le strade della verità si illuminano davanti al cammino della donna" -, intuibile anche nel modo in cui lo scrittore posa lo sguardo su Trento, sua città natale, accarezzandone con tenerezza persone, luoghi, oggetti.

Pagine, dunque, che sanno dialogare con tutti e riunire, come in un cenacolo filosofico, gli affetti più cari, esprimendo ciò che rende per ognuno forse più accettabile il mistero della vita, della libertà e della morte: a riempire di senso l'esistenza è la comunione d'amore con la persona amata e sperimentare legami familiari e d'amicizia fraterni e solidali. La speranza è che la gratitudine per essi trasformi le "lontananze" generate da dolore, tristezze, malinconie, paure in incontri lungo vie che avvicinano, rendendo l'incrocio dei cammini punto di contatto che sprigiona il calore di una luce gentile e nutriente. E allora l'invito del pellegrino a incamminarsi, raffigurato nel disegno con tempera dell'autore riportato in copertina, non spaventa poiché ciò che è lontano va percorso per renderlo prossimo a noi.

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