“Nessuno ha il diritto di obbedire”

Bolzano – Domenica 5 novembre, ore 17. È l’ora in cui cala la sera. A Bolzano, in piazza Tribunale, malgrado la pioggia si è riunito quel pezzo di Alto Adige che vuole vedere con i propri occhi trasformarsi il “Credere obbedire combattere” – che campeggia ai piedi del Mussolini a cavallo raffigurato al centro del bassorilievo di Hans Piffrader – nella frase di Hannah Arendt, “Nessuno ha il diritto di obbedire”. La breve cerimonia inizia con la lettura da parte di tre ragazzi di un brano in ladino (tratto da “Bel paese, brutta gente” di Claus Gatterer), uno in tedesco (da “Dimenticare mai” di Franz Thaler) e uno in italiano (da “Se questo è un uomo” di Primo Levi). In inglese si riportano le parole della Harendt le quali, dopo un solenne minuto di silenzio, si accendono nelle tre lingue locali attraverso il fregio che avrebbe dovuto celebrare, nelle intenzioni del regime, l’obbedienza incondizionata al duce. Risuonano nella memoria di molti, a sottolineare l’evento, le parole di don Lorenzo Milani (“…l’obbedienza non è più una virtù”) e il “no” di Josef Mayr-Nusser, obbediente solo alla verità e alla giustizia.

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