La celebrazione ecumenica nella chiesa evangelica del Gesù: il 31 ottobre diventa il luogo in cui la città fa memoria del proprio passato e dove l’unica Chiesa si interroga sulle proprie divisioni
Merano – Si è chiuso con una celebrazione nella chiesa evangelica del Gesù l’anno dedicato ai 500 anni della Riforma protestante. Un rito profondamente ecumenico. Ha fatto gli onori di casa il parroco Martin Krautwurst, affiancato da don Mario Gretter, incaricato diocesano per le relazioni con le altre confessioni cristiane e le altre tradizioni religiose. Ad animare la liturgia il coro della comunità luterana e una corale ecumenica composta dalle varie parrocchie meranesi. La chiesa piena come non mai, il 31 ottobre diventa il luogo in cui la città fa memoria del proprio passato e dove l’unica Chiesa si interroga sulle proprie divisioni e si stupisce delle strade percorse.
L’omelia del vescovo Ivo Muser – che segue quella del parroco Krautwurst – diventa un momento centrale della festa. “Sapete che cosa mi commuove?”, comincia il vescovo, affacciandosi al pulpito, senza altre premesse. “Solo pochi decenni fa un vescovo cattolico non sarebbe stati invitato a prendere la parola nel Giorno della Riforma in una chiesa evangelica”. Il silenzio è palpabile. “E solo pochi decenni fa il vescovo cattolico non avrebbe nemmeno accolto l’invito”. L’assemblea tace. “Oggi, nel 500mo anniversario della pubblicazione delle 95 tesi di Martin Lutero, sono qui nella chiesa evangelica di Merano, invitato dal parroco evangelico di questa comunità. Non sono qui di nascosto e non ho la coscienza sporca… sono qui in modo consapevole e convinto, riconoscente del fatto che oggi questo sia possibile”. Le mani dei presenti si liberano in un lungo applauso, chiaro messaggio di benvenuto (o di bentornato).
Il vescovo ricorda le tragiche conseguenze delle divisioni tra i cristiani (tra cui le guerre e l’antisemitismo) e le comuni responsabilità. “Credo che l’ammissione comune delle colpe sia un elemento importante della comune memoria della Riforma”.
“Cari fratelli e sorelle…”, mons. Muser ripete più volte questa formula, “oggi siamo in grado di dire: per secoli si è creduto di poter guadagnare e rafforzare la propria identità, marcando i confini che dividono gli uni dagli altri. Cattolico è ciò che non è protestante… protestante è ciò che non è cattolico… Oggi possiamo ammetterlo: la colpa della divisione delle Chiesa non è solo degli altri. Una divisione rende sempre più poveri, noi e gli altri. Perciò gli sforzi per l’unità sono anche la speranza di poter superare certe povertà e faziosità determinate dalla storia, e di farlo insieme”. “Possiamo dunque essere cattolici ed evangelici ma non l’uno contro l’altro”.
Il vescovo, nel concludere l’omelia, ribadisce come per i cristiani conti più di ogni altra cosa la fede comune nel Vangelo di Gesù Cristo. “Quando Cristo diventa per noi cristiani la misura di tutto, allora siamo già in cammino verso l’unità, diamo una testimonianza comune di fede, nonostante tutte le diversità”. “Oggi Cristo affigge le sue tesi nel nostro cuore, per aprire i nostri occhi all’amore di Dio che vale per tutti gli esseri umani e che fa del bene a tutti, cosicché possiamo essere e diventare consapevolmente fratelli e sorelle, nonostante i differenti percorsi della fede”.
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