Beibuh Uld El Hach, versi rivoluzionari

Beibuh Uld El Hach, anziano poeta sahrawi, è morto lo scorso 19 ottobre in una tendopoli nell’esilio del Sahara occidentale. Ha vissuto – come il suo popolo – da nomade, cacciato dalla sua terra, costretto a vivere nel deserto in campi profughi che dovevano essere temporanei in vista di una soluzione pacifica con il Marocco e invece si stanno trasformando in piccole cittadelle ambulanti, nel vento del deserto, nel sole implacabile del giorno, nel freddo pungente nelle notti.

Le sue “armi” erano la sola sua voce libera unita alle parole corali della sua gente. Persino i disegni e i semplici e innocenti scritti dei bambini nelle scuole-tende del deserto descrivono una situazione di precarietà e di inganno nella dimenticanza delle ripetute risoluzioni internazionali che dovrebbero garantire il ritorno alla terra dei padri.

Indomito, fiero, con la schiena dritta davanti all’ingiustizia di chi ha la forza, ma non la ragione, Beibuh Uld El Hach cantava: “Mai inginocchiati gli insorti, mai impauriti o lontani dalla terra natia”.

Il dramma del popolo sahrawi rimane del tutto irrisolto.

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