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Come vorresti che fosse la tua scuola? Immaginati una scuola fatta di bambù e senza muri, con solo delle tende che dividono gli spazi. Dove i ragazzi e i professori provengono da tutto il mondo, e dove puoi dedicarti ad un tuo progetto personale che prende il posto della lezione principale invece che occupare il poco tempo libero che si ha dopo la scuola. Se il rapporto con i tuoi insegnanti fosse come con i tuoi amici, e se l’importanza fra te e il docente fosse pari e lo status equo.
Questa scuola esiste già da 10 anni ed ė stata fondata da John Hardy;il suo nome è Green School (www.greenschool.org), situata a Bali in Indonesia. Alla Conferenza internazionale dei giovani sul clima (COY13) abbiamo incontrato alcuni di questi studenti e insegnanti che ci hanno suscitato interesse, quindi abbiamo deciso di intervistarli perché ci sembrava interessante farvi conoscere questa scuola innovativa e sottolineare le differenze che ha con le nostre scuole tradizionali. Ecco alcune informazioni raccolte dal confronto con Ruby Bourke una studentessa australiana, e Mauricio Camacho un insegnante messicano.
Ruby, che frequenta la scuola da due anni, racconta com’è vivere all’interno di un ambiente così particolare. Lei ha conosciuto questa scuola grazie ad internet e dopo qualche anno ha iniziato a frequentarla questo perché viveva ancora in Australia. Nella scuola tradizionale gli studenti sono generalmente insoddisfatti dal loro percorso scolastico, sembra quindi incredibile scoprire che Ruby è entusiasta della sua esperienza scolastico. La studentessa l’ha definita una grande famiglia di persone che condividono gli stessi valori. Diversamente dalla scuola che noi conosciamo con un sistema rigido e sistematico che non lascia spazio alla creatività. La Green School punta a far emergere la consapevolezza di ogni studente e a renderlo più intraprendente, permettendogli di restare connesso a ciò che accade nel mondo e di adattarsi alla realtà.
Anche Mauricio Camacho ha conosciuto la scuola 5 anni fa attraverso internet mentre stava cercando progetti riguardanti l’educazione ambientale. Lui ha trovato talmente interessante questa iniziativa che ha deciso di trasferirsi per conoscerla e farne esperienza diretta. Il professore messicano tiene le sue lezioni in maniera particolare: gli studenti che prendono parte alle sue “non vere e proprie lezioni” lavorano su un loro progetto per 6 settimane assistiti da lui. Il suo ruolo consiste semplicemente nel sostenerli e aiutarli a realizzare le loro idee. Lui sostiene che la scuola è un posto divertente dove lavorare, e concorda sul fatto che le relazioni fra studenti e insegnanti sono molto amichevoli ed aperte. Mauricio spiega ancora che gli insegnanti hanno molta più libertà e flessibilità nel gestire le loro lezioni, però devono comunque valutare lo studente in base a ciò che produce.
Secondo te questa è la scuola di cui abbiamo bisogno per salvare il nostro pianeta?
Eva Jovanovska e Giulia Montanari
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