Iraq, guerra infinita

Nel paese prende la scena anche la “storica” divisione tra sunniti e sciiti

Guerra infinita in Iraq. Sono stati cacciati da poco tempo i miliziani dell’Isis – in rotta su tutto il versante mediorientale – e già si riaccende l’antica e mai sopita rivalità tra iracheni, tra sunniti e sciiti, tra iracheni e curdi. Questa volta tra governo centrale e minoranza curda ed è quest’ultima ad averne, finora, la peggio. Ho provato a parlarne anche in classe, in una quarta superiore. Immaginate – ho detto – l’intera città di Trento costretta a smobilitare in fretta e furia. Viene dato poco tempo alla gente che vi abita per “fare le valigie” e fuggire, verso il nord.

E’ esattamente quello che sta accadendo in Iraq dove è in atto uno scontro senza precedenti tra le milizie sciite irachene e i peshmerga curdi. Il governo di Baghdad vuole chiudere definitivamente “la questione curda”, la pretesa di questi ultimi, cioè di avere una vera autonomia dal potere centrale. E pensare che fino a qualche settimana fa erano alleati nel conflitto contro i miliziani del fondamentalismo islamico.

Non si tratta di una recrudescenza improvvisa. Sono remoti i rancori tra le due comunità nazionali. Baghdad non ha mai tollerato le legittime aspirazioni dei curdi ad avere uno stato di maggiore autonomia, al limite del distacco. Fatto sta che questa ennesima guerra civile irachena si è levata da Kirkuk lungo la direttrice che conduce a Erbil. A Pirde, nota anche con il nome di Altun Kupri, trova finora la resistenza dei peshmerga inviati al “fronte” dal governo regionale curdo. A farne le spese è la popolazione civile, in grandissima parte donne, bambini e anziani, essendo gli uomini validi e arruolabili impegnati a farsi la guerra e uccidersi, in questo assurdo tragico “gioco” che chiamano guerra.

Il colmo dei colmi è poi la frammentazione nel mondo curdo e l’estrema confusione – rivalità, ripicche, inganni – nel mondo iracheno. I curdi sono divisi e spesso in competizione fra di loro e questo certamente indebolisce la stessa ragion d’essere del rivendicare una maggiore autonomia. In Iraq prende la scena la “storica” divisione tra sunniti e sciiti, questi ultimi sostenuti dall’Iran e dunque interferenze esterne si intersecano con rivalità interne.

Quando finirà questa follia che colpisce i più deboli, gli inermi? Verrebbe da dire provocatoriamente (ed essendo ben consci della provocazione): era forse meglio quando si stava peggio, sotto il capestro di Saddam che non deteneva le famose armi di distruzione di massa?

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