Da Cagliari l’Italia “rifondata” sul lavoro

Di fronte al rischio parolaio di troppi eventi ecclesiali, la Settimana Sociale di Cagliari ha giocato in anticipo la carta della “buone pratiche” già realizzate. Duecento persone denominate “trova lavOro” hanno scovato in giro per l'Italia e hanno narrato almeno 400 esempi di quel lavoro “libero, creativo, partecipativo e solidale” che il Papa incoraggia nella Evangelii Gaudium.

Ma lo stesso Francesco ha riportato i mille delegati alla concretezza descrivendo la diffusa realtà del lavoro precario come una ferita aperta per molti lavoratori. “Tante volte io ho sentito quest'angoscia – ha sussurrato nel suo videomessaggio, alzando gli occhi dal testo scritto e aggrottando le sopracciglia – l'angoscia di poter perdere la propria occupazione; l'angoscia di quella persona che ha un lavoro da settembre a giugno e non sa se lo avrà nel prossimo settembre. Precarietà totale. Questo è immorale”, ha ripetuto il Papa aggiungendo per cinque volte: “Questo uccide. Uccide la dignità, uccide la salute, uccide la famiglia, uccide la società””.

Merita di riascoltarlo il messaggio rivolto alla 48° Settimana Sociale conclusasi domenica, anche per questo tono preoccupato e ultimativo che sprona senza indugio i cattolici italiani ad essere “lievito sociale”. E merita rivedere anche le altre relazioni (grazie ai video nel sito dell'evento ogni passaggio può essere “rimasticato”), senza fermarsi sulla puntuale denuncia del “lavoro che non vogliamo” per esaminare le proposte finali.

Le prime tre rivolte a Strasburgo aprono gli occhi sulla collocazione convinta dell'Italia dentro il futuro incerto della Comunità europea, alla quale si chiedono impegni come “l'eliminazione dei paradisi fiscali”, “la richiesta di investimenti infrastrutturali e produttivi, anche privati” e la previsione che “nello Statuto della Banca Centrale Europea il parametro dell'occupazione sia integrato accanto a quello dell'inflazione”. Al presidente del Parlamento, l'italiano Antonio Taiani, si è espresso l'auspicio che l'art.1 dei Trattati Europei possa “affermare che l'Europa è una repubblica fondata sul lavoro.

E l’Italia, che lo è già? Alcuni obiettivi indicati al premier Gentiloni sono racchiusi in questi quattro imperativi: Rimuovere gli ostacoli che impediscono il lavoro: un ecosistema favorevole per chi crea lavoro e chi lavora. Invertire la rotta di una cultura che crea la corsa al ribasso sui costi del lavoro e ne distrugge la dignità. Ridare dignità agli scartati e agli esclusi favorendo il reinserimento nel mondo del avoro. Porre il patrimonio culturale come volano per l’economia italiana.

Il Presidente del Consiglio condivide evidentemente , anche se ammette la difficoltà a rendere operative le altre proposte operative (ancora quattro, proprio come le teste dei mori sulla bandiera sarda) fissate sulle slides conclusive di Cagliari. L’urgenza formativa, in primo luogo, per ridurre la disoccupazione giovanile, con incentivi all’assunzione e poù forza alla formazione professionale. I Piani Individuali di Risparmio (Pir) che consentano di canalizzare i risparmi anche a piccole imprese non quotate ma virtuose per coerenza ambientale e sociale. Un nuovo Codice dei contratti pubblici ribilanciato dando maggior valore ai criteri di responsabilità sociale ambientale e fiscale con certificazione di ente terzo. E’ questo il nodo degli appalti per cui il Papa aveva richiamato severamente anche le pubbliche amministrazioni “quando indicono appalti con il massimo ribasso senza tenere in conto la dignità del lavoro”. Infine, una rimodulazione delle aliquote Iva “per le imprese che producono rispettando criteri ambientali e sociali minimi, oggettivamente misurabili, a saldo zero per la finanza pubblica”.

Le conclusioni del cantiere di Cagliari meritano di arrivare anche nei laboratori preelettorali di Trento, se è vero che attorno al tema lavoro si potrà rifondare la Repubblica.

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