Cento chilometri a piedi da Trento a Verona, per parlare di spreco alimentare nelle scuole. Annachiara Stenico, vent'anni, ci ha raccontato la sua esperienza
Idee chiarissime e quel pizzico di follia che a vent'anni si fa fatica a contenere. E che ti spinge a camminare sola da Trento fino a Verona, con una missione ben precisa: incontrare bambini e regazzi, in tutto otto classi dalla quinta elementare alla terza media, per parlare di spreco alimentare e dell'urgenza di contenerlo.
Cento chilometri, zaino in spalla. “E avevo pure la tenda ma per fortuna non l'ho mai dovuta montare”. Sorride Annachiara Stenico, che abbiamo invitato in redazione per raccontarci la sua esperienza, conclusa da pochi giorni. “Se c'è qualcosa che davvero mi fa stare male è vedere il cibo che finisce nella spazzatura. Non so quando tutto è iniziato – anche perché devo dire che in famiglia siamo sempre stati molto attenti – ma con il tempo questo sentimento è cresciuto. Così mi sono detta: bisogna fare qualcosa”.
Dopo aver preso i contatti con l'associazione “Docenti Senza Frontiere”, l'idea è diventata… strada. Una settimana di fatica ma anche di grande soddisfazione. “Camminare mi è sempre piaciuto, ma era la prima volta che parlavo a dei bambini e non sapevo cosa aspettarmi. Dopo una breve presentazione tratta dalla mia tesina di maturità per centrare il tema, ho provato a coinvolgerli, trovandoli interessati e propositivi. Così come i loro insegnanti che mi hanno dato piena disponibilità”.
Ogni anno in Europa si sprecano 88 milioni di tonnallate di cibo, il 20% dell’intera produzione alimentare. Le cifre a livello mondiale sono da capogiro: se da un lato la popolazione cresce e vi è la necessità di incrementare la produzione alimentatre, dall’altro 1,3 miliardi di tonnellate di cibo, in grandissima parte ancora consumabile, finiscono nella pattumiera.
“Con il cibo abbiamo a che fare minimo tre volte al giorno”, spiega ancora Annachiara. “Ma c’è un paradosso: sembra quasi che chi si informa, riflette e si impegna per contrastare gli sprechi, appartenga a una sorta di ‘mondo parallelo’, separato dalla vita quotidiana dove è la cultura consumistica a farla da padrone”.
Di spreco si parla, ma ancora troppo poco. La Carta di Bologna, Expo, le riflessioni di Papa Francesco che nella sua “Laudato Si’” punta il dito contro la cultura dello scarto, sono preziosi spunti da non ignorare. E dai quali devono nascere azioni concrete che diano davvero un nuovo valore al cibo.
“Solo il fatto di essere a conoscenza di cosa c'è dietro quello che mangiamo, di quanta acqua e di carburante servono per produrlo e trasportarlo, può generare una nuova mentalità, un nuovo modo di pensare”, rilancia Annachiara. “Se non partiamo dai consumatori come si possono cambiare le cose?”.
Prenderli in tempo, finché si è in tempo. Dai banchi di scuola alle mense, dove si spreca ancora troppo. “Prima di buttare prova ad assaggiare”, c'era scritto su un cartellone plasticificato che Annachiara ha appeso come “ricordo” del suo passaggio. “Bisogna intervenire anche in questo ambito, coinvolgere i ragazzi, motivarli e responsabilizzarli, rendere il pasto divertente, interattivo. Quello delle mense è un discorso delicato e per migliorare le cose serve la collaborazione di tutti, insegnanti, famiglie e ragazzi”.
Annachiara è appena tornata a casa ma la voglia di mettersi in gioco è ancora tanta. “È stato un primo esperimento, positivo sotto tutti gli aspetti. Da ripetere? Non lo escludo, magari la prossima primavera…”. La strada da percorrere “per l'amor del cibo” è ancora molta. E non solo sull'asfalto.
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