Si apre un nuovo fronte separatista, questa volta in Africa, dopo il referendum sull’indipendenza del Kurdistan iracheno e quello sull’indipendenza della Catalogna.

Sono almeno sette le persone uccise in diversi scontri tra dimostranti separatisti e forze di sicurezze nelle regioni anglofone del Camerun, dove domenica primo ottobre è stata dichiarata simbolicamente l’indipendenza di quella che è stata chiamata l’Ambazonia. Gli scontri si sono avuti sia nel sud-ovest che nel nord-ovest del Paese, dove il governo ha decretato il coprifuoco ed ha dispiegato quasi mille agenti delle forze di sicurezza. I separatisti hanno scelto la data del 1° ottobre in ricordo dell’indipendenza dell’area anglofona dal Regno Unito, avvenuta nel 1961. La parte francofona era divenuta indipendente dalla Francia nel 1960. Un referendum aveva poi stabilito la creazione di un unico Stato bilingue.

Secondo i separatisti, le politiche delle autorità centrali di Yaoundé discriminerebbero l’uso della lingua inglese e del diritto di origine anglosassone (la Common Law), a beneficio del francese e del diritto fondato sul codice di stampo francese. La protesta ha assunto sempre più il tono di una richiesta di secessione dal resto del Paese. Nella vicina Nigeria, nel frattempo, è riemerso il movimento per l’indipendenza del Biafra, la regione del sud-est, ricca di petrolio, protagonista di un tentativo secessionista, che portò alla drammatica guerra del 1966-1970.

Alla vigilia delle dimostrazioni, la Commissione Episcopale “Giustizia e Pace” ha rinnovato l’appello della Chiesa cattolica “a tutti i protagonisti della crisi, a cercare la pace attraverso il dialogo alla luce della verità”. Il comunicato critica il governo per non avere saputo gestire la crisi e lo invita “a riconoscere i limiti e gli errori nell’applicazione del processo di costruzione nazionale” e ad avviare la decentralizzazione amministrativa. (Fides)