La Sat: “Un nuovo patto per il clima”

Il territorio alpino risente più di altri luoghi del riscaldamento climatico

Il clima sta cambiando più velocemente di quanto previsto e quindi sono ancora più urgenti scelte che vadano nella direzione di frenare il riscaldamento globale e mitigare gli effetti sull'ambiente e di conseguenza sull'uomo. La Sat (Società degli alpinisti tridentini) torna a chiedere un nuovo patto per il clima dieci anni dopo la presentazione delle Tesi di Moena, un insieme di proposte e buone pratiche presentate nel 2007 nel centro fassano, in occasione del 113° congresso provinciale. Lo ha fatto con un confronto serrato scandito dal suono del campanello per concentrare i dieci argomenti delle Tesi di Moena nello spazio di 180 minuti. Un duro impegno da parte dei relatori ma che ha lasciato spazio per intervenire e dibattere.

Ora la Commissione cultura della Sat, la Tam (Commissione tutela ambiente montano) e la sezione di Moena elaboreranno le tesi aggiornate che saranno poi divulgate.

“Un lavoro di stimolo – ha detto Claudio Bassetti, presidente della Sat – che testimonia l'impegno culturale portato avanti negli anni dalla Società degli alpinisti tridentini a favore della gente di montagna e dell'ambiente in cui abita. A dieci anni di distanza ci facciamo ancora promotori di confronto, di formazione ma anche di proposte concrete”.

Il presidente nazionale del Cai, Vincenzo Torti, ha testimoniato con la sua presenza l'importanza dell'evento. “Le tesi di Moena – ha detto – sono diventate un patrimonio immediato perché affrontano temi cruciali e indifferibili. Purtroppo le previsioni di dieci anni fa si sono dimostrate, per certi aspetti, sottostimate. Pensiamo solo ai ghiacciai che già oggi presentano forti criticità. Occorrerà suggerire dei correttivi molto rapidamente”.

Ma cosa è cambiato rispetto al 2007? Se dei passi avanti sono stati fatti nel settore energetico, nei rifiuti e trasporti, molto altro è necessario fare specialmente nel territorio alpino che rispetto ad altri luoghi risente maggiormente del riscaldamento climatico. Bruno Zanon, docente di pianificazione territoriale all'Università di Trento ha posto l'accento sul consumo di territorio, diminuito a causa della crisi ma che va urgentemente difeso. Cristian Ferrari, presidente della Commissione ambiente montano della Sat, ha parlato degli andamenti energetici e delle problematiche legate allo smaltimento dei rifiuti. “La produzione di energia da fonti rinnovabili – ha detto – è passata dal 16 al 33 per cento e il processo di raccolta dei rifiuti è migliorato ma dobbiamo modificare ancora profondamente le nostre abitudini”.

Mariangela Franch, docente di Economia all'Università di Trento, ha centrato il suo intervento sull'introduzione del concetto di limite in ambito turistico. Alessio Bertolli, neo direttore del museo civico di Rovereto, si è soffermato sulle dinamiche vegetali con specie esotiche più robuste in grado di colonizzare le aree alpine. L'agronomo Maurizio Odasso ha puntato sulle modalità dell'allevamento moderno che va ripensato in termini di minore quantità e maggiore qualità. Roberto Colombo e il giovane geologo ricercatore Thomas Zanoner si sono concentrati sulla risorsa acqua dall'introduzione del deflusso minimo nei corsi d'acqua ai processi accelerati dalla fusione dei ghiacciai. I grandi mantelli bianchi delle montagne sono ormai a brandelli. Nel 1850 gli ammassi di ghiaccio occupavano 123 chilometri quadrati. Ora ne sono rimasti 42. Importante per Vittorio Ducoli, direttore del parco di Paneveggio, puntare a una intensa opera educativa.

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