A “Medita” la filosofa trentina Nadia Beber ha attualizzato il pensiero della politologa tedesca
"Ciò che manca, oggi come allora, è incontrarsi in piazza per discutere, recuperando una dimensione comunitaria e la posizione dialogica dell'inter-esse, ossia dell'essere insieme. Hannah Arendt era favorevole ad una politica orizzontale, a cercare il punto di intersezione: ascoltare la visione altrui per trovare una mediazione". Lo ha rimarcato la filosofa trentina Nadia Beber, membro del Centro di Studi Politici "Hannah Arendt" dell'Università di Verona, indicando uno dei passaggi fondamentali della filosofa novecentesca (1906-1975), alla quale ha dedicato "A casa nel mondo. Pensare il proprio tempo" (Publistampa, 2017), presentato domenica 24 settembre nell'ambito del Festival dell'editoria trentina Medita a Trento.
Prendendo le mosse dalla convinzione che il pensiero arendtiano possa essere stimolo per la comprensione della condizione dell’uomo nel mondo attuale, la riflessione dell'autrice è stata accompagnata da don Marcello Farina. "Restia a farsi attribuire qualsiasi identità, si definiva nomade, ed era una donna dalla personalità poliedrica e cosmopolita: scrittrice, giornalista, filosofa, politologa. Ha sempre sostenuto il diritto di pensare da sé, prendendo le distanze dai suoi maestri, accettando la condizione precaria dello sradicamento e la fatica di percorrere sentieri interrotti, secondo l'espressione heideggeriana".
Per evitare derive e tragedie come la Shoah, occorre "saper leggere il nostro tempo", recita il sottotitolo del volume, ossia "pensare alla nostra società e vigilare perché la democrazia non è data per sempre. Il pensiero di Arendt – ha spiegato Beber – si traduce perciò in un appello al pensiero critico e ad una filosofia che ricerca le cause di quello che succede". Abbiamo però dimenticato la sfera dell'azione politica, intesa come pensare al bene comune: "Siamo liberi solo se il pensiero si traduce in azione per conquistarlo insieme agli altri, e se la comunità viene considerata un tessuto di relazioni sociali arricchito dalla diversità".
In questa prospettiva si comprende anche cosa intendeva la filosofa Arendt quando affermava che "nessuno ha il diritto di ubbidire" e che tutti hanno "il diritto di avere diritti": "Rifiutarsi di obbedire significa avere il diritto di non farsi guidare senza porre domande, al contrario di quanto fece Adolf Eichmann, affermando di aver eseguito semplicemente gli ordini ricevuti. Solo la cittadinanza, ossia la formalizzazione del proprio posto nel mondo, dà il diritto ad avere diritti, questione di stringente attualità in riferimento ai migranti".
Anche nella critica alla società di massa emerge la profonda attualità del pensiero arendtiano: "Nella società ella vedeva dominare l'individualismo – ha proseguito Beber – e in assenza di alcun senso di appartenenza, gli uomini sono più facilmente manipolabili ed è più frequente il ricorso alla violenza”. Sentirsi a casa nel mondo significa quindi rifuggire da slogan e risposte preconfezionate.
La presentazione è stata preceduta dall'illustrazione di Libera Gabriele di "A" di Pavel Čech, libro che attraverso tavole illustrate prive di testo racconta "che cosa è la dittatura". Vincitore del "Nastro d'oro" come miglior libro per bambini e ragazzi (categoria fumetti) tra quelli pubblicati in Repubblica Ceca nel 2016, ma destinato anche ad un pubblico adulto, è dedicato al "rivoltoso sconosciuto" che, durante la protesta di piazza Tienanmen, osò porsi davanti ai carri armati dell'esercito cinese.
Lascia una recensione