Le donne rappresentano il maggior numero dei laureati e dei precari, ma successivamente la presenza femminile “evapora”
Sono trascorsi esattamente 90 anni da quella foto scattata al 5° Convegno Solvay di Bruxelles dove l'unica donna su 28 era Marie Sklodowska Curie. Dal 1927 molte cose sono cambiate: non solo la fisica, grazie alle intuizioni degli scienziati rappresentati – Bohr, Einstein, Heisenberg, Pauli – ma anche il rapporto maschile/femminile nel campo della ricerca. Eppure la strada è ancora lunga e il tema rappresenta un nodo tutt'altro che risolto che affonda le sue radici nell'educazione in famiglia e in particolare nella scuola dove la femminilizzazione del corpo docente non ha contribuito ad un'inversione di tendenza (visto il numero di ore e soprattutto il peso delle discipline umanistiche) rimarcato anche dai recenti dati Invalsi: le ragazze ottengono migliori risultati in campo umanistico e i maschi in quello scientifico.
Della situazione esistente e soprattutto delle prospettive per il futuro si è parlato all'incontro del 14 settembre a Povo, moderato da Chiara La Tessa del Dipartimento di Fisica dell'Ateneo trentino, nell'ambito di FisiCittà e del Congresso nazionale della SIF, la Società Italiana di Fisica, presieduta oggi da una donna, Luisa Cifarelli, fisica sperimentale a Bologna che ha poi partecipato con alcune colleghe alla tavola rotonda “Fisica, femminile singolare”.
“Un tema su cui è giusto discutere, ma soprattutto essere concreti” ha dichiarato con la “praticità dell'economista” il prof. Paolo Collini, rettore di una delle pochissime università italiane che nella sua pur breve storia aveva eletto una rettrice, Daria De Pretis, e oggi ha una prorettrice, la sociologa Barbara Poggio. Un ambito, quello universitario, che ripropone l'asimmetria presente ancora oggi nel mondo del lavoro, ma che si scontra, in maniera talvolta drammatica, con la persistente scarsità di finanziamenti che il nostro Paese assegna alla ricerca. Oggi appartiene al genere femminile 1 ordinario su 8, una sorta di imbuto capovolto sottolineato dalle infografiche di Rossella Bozzon del Centro Studi di genere: donne sono la maggioranza dei laureati e delle figure precarie, ma quando si va a guardare gli stabilizzati in carriera si assiste a quella che è stata definita un'”evaporazione femminile”, confermata anche dalle inferiori citazioni nei lavori scientifici.
Il compito dei prossimi anni – continuava il Rettore trentino – è quello di modificare la composizione stessa del corpo accademico introducendo anche un elemento di discontinuità, le politiche attive degli incentivi. “Una presenza equilibrata rappresenta un elemento di efficienza. Non solo equità: la diversità è una ricchezza e garanzia di migliore funzionamento”. Un piccolo passo l'ha segnalato il direttore del Dipartimento di Fisica, Lorenzo Pavesi: un premio di 1600 euro destinato alle studentesse per tesi di laurea magistrale bandito col Lions Club di Trento.
Ma il lavoro deve continuare “insieme” uomini e donne: a rimarcarlo sono stati la sociologa Francesca Sartori, l'assessora Sara Ferrari (“7 a 1 la composizione della Giunta provinciale”), l'on. Manuela Ghizzoni, il dirigente Paolo Dalvit, il giornalista Fabio Turone. Occorre sfatare stereotipi di genere, luoghi comuni culturali (“la ricerca non è un lavoro”), risolvere il problema della precarietà, migliorare le politiche familiari…
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