Risultati interessanti in campo medico e agroindustriale. Ma il progetto della società “Mirnagreen”, presieduto da Roberto Viola, capo di ricerca della Fondazione Mach, procede a rilento per insufficienza di fondi. Si cercano finanziatori in Germania e negli Usa
“Mirnagreen” è la prima società istituzionale a progetto (spin-off) costituita con il consenso della Fondazione Mach di S. Michele allo scopo di valorizzare i risultati di una ricerca coordinata da Roberto Viola e realizzata in collaborazione con i ricercatori Duccio Cavalieri, Azeddine Si-Ammour e Lisa Rizzetto. Roberto Viola ha diretto per dieci anni il Centro ricerca e innovazione della Fondazione Mach. A fine anno concluderà il rapporto con la Fondazione Mach per assumere il ruolo di direttore di ricerca in uno dei sette filoni di attività previsti dall’Human Technopol lanciato dal MIPAAF a conclusione di Expo 2015 di Milano. Non è da escludere quindi che torni a S. Michele nella nuova veste per continuare ad occuparsi di genetica applicata.
La presentazione della prima spin-off FEM risale al 24 gennaio 2016. Il nome Mirnagreen contiene la parola RNA che sta per microRNA e indica una classe di composti naturali presenti nella frutta e nelle verdure. I ricercatori della FEM hanno preso spunto da precedenti studi di scienziati cinesi che nel 2013 avevano individuato nel plasma sanguineo di alcuni volontari la presenza di microRNA provenienti dal riso. Questi composti fanno parte del codice genetico delle piante e funzionano al loro interno regolandone lo sviluppo. Sono strumenti che le piante ci forniscono quando ci nutriamo di esse per proteggerci dalle malattie non trasmissibili: cancro, diabete, patologie cardio-vascolari e autoimmuni. In virtù del meccanismo di azione di questi composti naturali, è possibile ipotizzare lo sviluppo di prodotti biomedicali con proprietà nutraceutiche e terapeutiche dotati di maggiore specificità e di minori effetti collaterali rispetto a quelli attualmente disponibili. Su questa piattaforma scientifica è nata la società partecipata da un gruppo di imprenditori trentini.
La spesa prevista per far partire il primo impianto pilota era pari a 2,5 milioni di euro. L’impianto avrebbe utilizzato già al primo anno 200 mila quintali di frutti e ortaggi del Trentino.
A distanza di quasi due anni dalla presentazione del progetto e della società, abbiamo incontrato Roberto Viola per fare il punto della situazione.
La realizzazione dello stabilimento di estrazione dei microRNA vegetali non è ancora iniziata. La raccolta di fondi è stata molto inferiore alle aspettative. Il gruppo di imprenditori trentini ha messo a disposizione solo una parte dei finanziamenti promessi. Nel frattempo però i ricercatori hanno consolidato e affinato il piano di produzione e le procedure di estrazione ampliando il ventaglio dei prodotti da utilizzare. Si era partiti pensando principalmente alle mele. Ora si sa che esse non rappresentano una fonte ottimale di microRNA. Si potranno invece utilizzare i semi e la buccia dei frutticini eliminati con il diradamento manuale. Potranno inoltre essere usati fragole e piccoli frutti esclusi dal mercato fresco, pasta di olive pressate e vinacce. Materiale prezioso potranno diventare le piante officinali e più in generale i prodotti vegetali ottenuti con metodo biologico. L’assenza di residui di fitofarmaci renderà più appetibili da parte dei potenziali acquirenti i microRNA. Il processo industriale potrà essere anche frazionato in più cicli di estrazione e prevedere la purificazione in laboratorio del semilavorato. Con la possibilità di recupero di materiali secondari quali alcool etilico. In ottobre i rappresentanti della spin-off presieduta da Roberto Viola si recheranno in Germania e negli USA in cerca di nuovi sponsor. Il gruppo di imprenditori trentini non ha dato i frutti promessi. In futuro forse si capirà che non basta credere alla ricerca solo a parole.
Viene anche spontaneo chiedere perché la Provincia od altri istituti ed organizzazioni di produttori non abbiano ritenuto opportuno accettare la sfida favorendo la capitalizzazione del progetto. Non privo di rischi, ma potenzialmente vincente.
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