Domenica scorsa è stata presentata al pubblico dopo il restauro la “nuova” cappella con le sue preziose pitture
Rodengo – L’Ufficio beni architettonici ed artistici della Provincia di Bolzano, sotto la direzione dell’ex soprintendente, Helmut Stampfer, e della direttrice dell’Ufficio, Waltraud Kofler Engl, ha riscoperto la cappella romanica di Castel Rodengo. Il lavoro di restauro è durato diversi anni. Domenica scorsa 10 settembre è stata presentata al pubblico la “nuova” cappella con le sue preziose pitture.
“Con la presentazione dell’importante ritrovamento degli affreschi nella sua antica cappella Castel Rodengo assume un’importanza storico-artistica di livello internazionale” ha dichiarato l’assessore Florian Mussner durante la presentazione, ringraziando, oltre l’Ufficio beni architettonici ed artistici, le famiglie dei conti Thurn und Taxis e Wolkenstein-Rodenegg per la custodia di questi ed altri tesori d’arte.
Il Castello di Rodengo conserva la più antica testimonianza europea della cultura profana e cavalleresca nell’area di lingua tedesca, gli affreschi del “Ciclo di Ivano” (XIII secolo) del romanzo di Hartmann von der Aue degli inizi del Duecento. Con il restauro della cappella, finora sconosciuta, viene resa accessibile al pubblico un’importante testimonianza della produzione pittorica romanica del primo quarto del XIII secolo, che arricchisce anche la ricerca di un’opera significativa.
Il castello di Rodengo è eretto da Friedrich von Rodank, vassallo del vescovo di Bressanone, nel 1140, sullo sperone roccioso che domina la valle sottostante. Resta in possesso dei suoi discendenti fino al Trecento. Nel 16° secolo è ampliato dalla famiglia del trovatore Oswald von Wolkenstein ed è uno dei più imponenti castelli della regione. Oggi ne rimangono la torre, un modesto palazzo e una cappella.
Hartmann von Aue, rinomato poeta medioevale tedesco, è autore di due componimenti epici – “Erec” e “Iwein” – appartenenti al ciclo di Artù. L’Erec, prima opera di Hartmann, è anche il primo romanzo sulle leggende di Artù nell’area tedesca. Ripropone la concezione dell’amor cortese di stampo francese. L’unica trascrizione quasi completa pervenutaci (“Ambraser Handbuch”) manca del prologo. Non abbiamo dunque elementi sufficienti per conoscere le circostanze della composizione che si basa, con un uso molto libero del tedesco, sull’epos francese di Chrétien de Troyes.
Dal punto di vista della struttura narrativa entrambi i poemi – “Erec” e “Iwein” – descrivono un doppio percorso dell’eroe: attraverso prove avventurose egli acquista riconoscimento sociale alla corte di Artù e ottiene la mano della graziosa dama. Successivamente perde il favore della dama e la benevolenza della corte. Troverà la piena riabilitazione solo attraverso un uovo, faticoso percorso. L’Iwein è stato rappresentato più volte dalle arti figurative. Le illustrazioni artisticamente più rilevanti sono i dipinti alle pareti del castello di Rodengo, risalenti alla prima metà del Duecento. Il ciclo di Ivano, rinvenuto solo nel 1972, si compone di undici scene, tutte tratte dalla prima parte dell’Iwein.
Il castello è di proprietà delle famiglie dei conti Thurn und Taxis e Wolkenstein-Rodenegg e può essere visitato fino al 1 novembre tutti i giorni tranne il sabato nell’ambito di visite guidate alle ore 11.30 e 14.30. Necessaria la prenotazione al numero 328 1651332 o via mail a schloss.rodenegg@gmail.com.
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