Un passo di strada insiemea chi non vede alcuna strada

L'intervento a Norcia è l'ultimo nella storia delle emergenze che ha visto le Caritas diocesane accompagnare le popolazioni colpite dal sisma

Davanti ad una catastrofe naturale, ad una calamità o ad un’emergenza improvvisa, impossibile (o quasi) da prevedere ed affrontare, si resta sempre sgomenti, toccando quell’impotenza umana che risulta evidentissima di fronte ad eventi ben più grandi di noi.

Ma poco dopo il fatto, spesso si fa strada una caparbietà ed una forza tipicamente umana che si incanala in azioni di solidarietà mirabili e a volte davvero eccezionali. È la parte buona dell’animo degli uomini, quella che davanti a certe tragedie mette in atto una “pietas” che diventa impegno e slancio verso l’altro, da una parte molto concreto e immediato (compito svolto generalmente in maniera esemplare dalla nostra Protezione civile e dai corpi ad essa aderenti) e dall’altra più di lungo respiro, fatto di progetti, tempi più dilatati e – soprattutto – di relazioni e prossimità.

E’ in questo secondo filone che ormai da molti anni si è inserita Caritas Italiana, sviluppando un modello di avvicinamento alle zone colpite da questi drammi basato su rapporti tra diocesi e diocesi, tra Caritas e Caritas, tra parrocchie e parrocchie. Ai tempi del Friuli questi interventi erano radunati sotto il termine “gemellaggi”, parola oggi forse meno usata anche se la sostanza è sempre quella: dare ascolto, conforto e prospettiva a chi ha improvvisamente perso tutto in pochi istanti. Fare insomma un pezzo di strada con chi non vede più alcuna strada, accompagnare chi non ha più compagnia, sostenere chi non ha più di che sostenersi.

La storia delle emergenze in Italia è purtroppo lunga e costellata di enormi sofferenze e dolore e le Caritas diocesane – insieme a Caritas Italiana – l’hanno percorsa (da vittime o da soccorritori) tutta, sperimentando anche formule diverse a seconda delle situazioni, dei tempi, degli evidenti progressi della Protezione civile, delle normative, ma soprattutto delle esigenze delle singole popolazioni colpite.

E così anche l’ultimo sisma che ha scosso il Centro Italia ha visto un susseguirsi di contatti e legami che ha portato le varie Delegazioni Caritas regionali a intessere stretti rapporti con le diocesi colpite, andando innanzitutto di persona a raccogliere – spesso grazie al prezioso lavoro delle Caritas locali – le esigenze e le urgenze verso cui indirizzare i fondi generosamente versati dalla nostra gente.

La Delegazione Caritas Nordest ha stretto una relazione particolare con la diocesi e la Caritas di Spoleto Norcia, provata nella sua periferia dalla prima scossa del 24 agosto (molte le aziende zootecniche danneggiate in zona) e letteralmente messa in ginocchio il successivo 30 ottobre quando – pur non facendo vittime – alle 7.40 è arrivata una scossa di 6.5 gradi di magnitudo,l’evento sismico più forte avvenuto in Italia dopo quello del 1980 dell’Irpinia.

Grazie all’impegno della Caritas locale e del suo direttore Giorgio Pallucco e alla premura dell’arcivescovo mons. Boccardo, si è intervenuti rapidamente per dare risposta alle prime esigenze materiali (tende, roulotte,camper, vestiario e cibo) contando già sui fondi messi a disposizione dalle Caritas del Nordest (che tra colletta nelle chiese e altre offerte hanno raccolto circa 3 milioni di euro). E già a novembre si è potuto intervenire a favore di diverse aziende in difficoltà (soprattutto per le stalle e i capannoni inagibili). Ma il segno vero della presenza di una chiesa attenta e premurosa verso la gente è il “presidio Caritas”, approntato nello stesso periodo sulla spianata del Santuario della Madonna delle Grazie, luogo simbolo per la diocesi, tappa di tradizionali ritiri e campi giovanili. Due tendoni, alcuni container, qualche roulotte e soprattutto Rinaldo e Francesca, la coppia che anima questa sorta di enorme centro di ascolto, con una parola per tutti e la raccolta delle fatiche di molti.

Anche grazie a loro si struttura sempre meglio l’intervento e la risposta mirata alle difficoltà diventa segno di speranza, di possibilità di rinascita o semplicemente motivo per restare. Anche il Centro di comunità inaugurato lo scorso 16 giugno – attualmente unico luogo di aggregazione pubblica e religiosa – è solo una tappa di un cammino che non sarà facile, non sarà breve, ma che potrebbe aiutare – come ha ricordato il parroco don Marco nel corso dell’inaugurazione – a “ricostruire la nostra comunità, possibilmente migliore di prima”.

Robertò Calzà

direttore Caritas diocesana di Trento

referente Delegazione Caritas Nordest per interventi zone terremotate Centro Italia

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