Parla il custode di Terrasanta, padre Francesco Patton: “Bisogna permettere alle parti in causa di uscire in modo onorevole da una situazione molto pericolosa”
Resta alta la tensione a Gerusalemme dopo gli scontri, con morti e feriti, che hanno fatto seguito all’attentato alla Spianata delle Moschee del 14 luglio scorso (due poliziotti erano stati uccisi da alcuni arabi israeliani) e all’iniziale decisione di Israele di imporre restrizioni e controlli agli ingressi. Solo martedì 25 luglio all’alba, su indicazione del gabinetto del premier Benjamin Netanyahu, sono stati rimossi i metal detector che nei giorni scorsi erano stati piazzati per controllare l’entrata alla Spianata delle moschee, il terzo luogo sacro dell’islam. Una dichiarazione ufficiale afferma che al posto dei metal detector saranno approntate “ispezioni di sicurezza basate su tecnologie avanzate e altri mezzi”.
Per i musulmani la decisione unilaterale di installare i metal detector violava lo status quo (che conferisce ai musulmani la responsabilità dell’uso delle moschee nella spianata) ed appariva come un ennesimo tentativo di impossessarsi del controllo dei luoghi santi. Molti musulmani hanno rifiutato di passare attraverso i metal detector e hanno preferito pregare nelle strade, dove sono scoppiati disordini e scontri con la polizia. I cristiani si sono schierati coi musulmani accusando Israele di voler trasformare in conflitto religioso quello che è una questione politica. La Lega Araba aveva accusato Israele di “giocare col fuoco” e, imponendo nuove misure di sicurezza per l’accesso alla Spianata delle Moschee a Gerusalemme, di voler provocare una “grave crisi con il mondo arabo e musulmano”.
Papa Francesco in un appello ha invitato “alla moderazione e al dialogo”. “Desidero anzitutto ringraziare il Santo Padre perché ha a cuore la situazione di Gerusalemme. Per dei credenti il suo richiamo alla preghiera è fondamentale perché senza questa ispirazione interiore, che viene da Dio, è difficile che le persone si aprano al dialogo, alla riconciliazione e alla pace”. A dichiararlo al Sir è padre Francesco Patton, custode di Terra Santa, commentando le parole di Papa Francesco all’Angelus di domenica 22 luglio.
“Pregare per la pace – afferma il custode di terra Santa – aiuta chi prega a maturare una coscienza di pace, che porta all’impegno per la pace. Ritengo molto importante anche l’invito alla moderazione e al dialogo”.
“Alla moderazione – spiega padre Patton – per evitare che la tensione e la violenza siano ulteriormente alimentate e al dialogo perché è lo strumento diplomatico, cioè pacifico, che aiuta a trovare punti di consenso e di compromesso che permettano alle parti in causa di uscire in modo onorevole da una situazione molto pericolosa”.
L’appello di Papa Francesco ha fatto seguito a quello dei capi delle Chiese di Gerusalemme (cattolici, ortodossi e protestanti) che lo scorso 19 luglio avevano espresso, in una nota, “seria preoccupazione riguardo alla recente escalation di violenza intorno alla Spianata delle Moschee” e condannato “con forza ogni atto di violenza”. Nel loro messaggio i leader religiosi si dicevano “preoccupati per ogni cambiamento dello Status quo nella Spianata e nella città di Gerusalemme. Ogni minaccia alla sua continuità e alla sua integrità potrebbe facilmente portare a conseguenze imprevedibili e serie assolutamente sgradite in questo clima presente di tensioni religiose”. Dai capi cristiani anche l’apprezzamento per “il continuo controllo sulla Spianata delle moschee, dei luoghi santi di Gerusalemme e della Terra Santa da parte del Regno Hashemita di Giordania”.
La tensione si era propagata anche in Giordania, ad Amman, dove è stata attaccata l’ambasciata israeliana: nell’attacco sono morti due giordani e un israeliano è rimasto gravemente ferito al petto per una coltellata.
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