Paolo Ciccolini, mezzo secolo in malga come pastore e casaro

Malga Spora, una targa per Paolo Ciccolini e la moglie Cesarina
Allevatori, ma anche tanti amici insieme con sindaci dell’Altopiano della Paganella, rappresentanti delle istituzioni provinciali e parlamentari, coi vertici della Federazione provinciale di categoria, hanno raggiunto sabato scorso malga Spora per festeggiare Paolo Ciccolini, 81 anni, da cinquanta apprezzato malgaro del complesso per l’alpeggio nel cuore del Brenta, di Spormaggiore.
La piccola folla di partecipanti all’evento, annunciato come festa provinciale degli allevatori, si è radunata nei pressi del grande crocifisso in legno al limitare fra l’area pascoliva ed il fronte dei mughi sottostanti il il Croz della Madonna che con il Croz del Clamer, il Zoan e il Fibion fa da cornice allo straordinario anfiteatro della Spora per la Messa celebrata dal vescovo emerito mons. Luigi Bressan.Nell’omelia, Bressan ha commentato la parabola del buon Pastore. “Ci chiediamo se una tale descrizione dell’allevatore si possa applicare a situazione, dove gli animali sono ristretti in piccoli spazi minimi do sopravvivenza e costretti soltanto a produrre al massimo”, ha detto. “Ci interroghiamo anche quanto sia sano il prodotto finale: ingozzati con alimenti di vario tipo, senza possibilità di spazi e di movimenti che sarebbero connaturali anche per un animale. Ben diversa è la situazione dell’alpeggio e quindi va reso merito a chi lo pratica, anche per il servizio che rende all’ambiente e a una sana alimentazione dell’umanità”.

Quello dell’allevamento, ha aggiunto il vescovo emerito, è un mondo vasto, che include uomini e donne, trentini e aiutanti da fuori, disponibilità di prati e di strutture, tecniche migliorative e condizioni di mercato, simpatie popolari e politiche adeguate. “Se ci siamo riuniti oggi non è soltanto per riflettere, ma anche per pregare per la soluzione delle varie problematiche, poiché non possiamo pretendere di risolvere tutto con le sole nostre forze umane. Ma la tenerezza di Dio, manifestata da Cristo verso la Maddalena, dal buon pastore nel simbolismo della ricerca delle pecora smarrita e nella gioia per averla ritrovata, ci dà fiducia”.

Alla Messa sono seguiti il saluto di benvenuto del sindaco padrone di casa, Mirco Pomorolli e dei primi cittadini di Fai ed Andalo e gli interventi dei consiglieri provinciali, Viola, Borga, Tonina, del senatore Panizza e del presidente del Consiglio regionale Ossana; infine hanno parlato, in rappresentanza degli allevatori, il presidente Fezzi e il rappresentante di zona Mirco Endrizzi.

Al centro dei vari discorsi, ovviamente la simpatia per Ciccolini e la moglie Cesarina che ha condiviso con lui gran parte del mezzo secolo di soggiorni, da giugno a settembre quali pastori e casari, ma anche genitori con figli in groppa da allevare anche lassù sui monti e fornendo, talora, ristoro a viandanti ed escursionisti. La Spora pur nella sua spettacolarità naturalistica è marginale rispetto agli itinerari elitari del Brenta Occidentale, quello del turismo di massa della Rendena o Solandro e non sono infrequenti le giornate di solitudine.

La piccola folla di partecipanti all’ evento ha partecipato alla Messa celebrata dal vescovo emerito Bressan

La coppia per la circostanza è stata raggiunta dai figli e numerosi nipoti. Due in particolare, Mattia e Federico, figli di Massimo che segue le orme del padre come contadino, studenti all’Istituto agrario di San Michele all’Adige, vantano ormai una lunga esperienza accanto al nonno accudendo gli animali in stalla per la mungitura, al pascolo e muovendosi ormai con una certa praticità intorno al grande paiolo di rame per la casarada.

Quella dei Ciccolini è una ruota che gira in quest’angolo del Brenta dagli anni Trenta con il capostipite Eligio, venuto a stabilirsi a Spormaggiore come casaro verso gli anni Trenta per anni malgaro, professione che ha poi ceduto al figlio Alfonso e quindi a Paolo. Sembra proprio che non manchino gli eredi per la continuità di questo lavoro in netta ripresa nel Trentino dopo anni di declino. A scoraggiare eventuali conduttori dei due stabili alpestri è la difficoltà di accesso. La strada forestale dista una buona ora e mezza e da dove arrivano i mezzi autorizzati si può proseguire solo per la secolare mulattiera con impennate secche lungo il percorso accidentato.

Per un escursionista occasionale è un meta ricca di soddisfazione. Per chi in malga ci va per lavorare ciò significa una grossa difficoltà, nonostante la presenza di una piccola teleferica che l’amministrazione del Parco Brenta-Adamello si era ripromessa di ammodernare.

Ed in mezzo ai molti ammiratori, Paolo e Cesarina con i familiari aiutanti hanno dimostrato che l’alpeggio è comunque possibile con qualche disagio in meno rispetto ai decenni passati grazie al trasporto con l’elicottero del materiale necessario al momento della transumanza ed eventuali soccorsi del velivolo in caso di incidenti e qualche esigenza in più per i modelli imposti dalla società dei consumi.

Resta la preoccupazione per la salute del bestiame, per gli improvvisi cambiamenti del tempo con frequenti rovesci che hanno lasciato il segno con erosioni anche recenti. È calato di molto il numero degli animali al pascolo e le piante infestanti come i mughi restringono costantemente le aree verdi. Sono spunti di una dibattito sobrio intentato al volo dai vari relatori che accanto alle espressioni di amicizia e di affetto alla coppia Ciccolini hanno inteso evidenziare anche le varie problematicità legate all’alpeggio evidenziando però il carattere volitivo e la costanza dei festeggiati.

Un confronto di opinioni continuato durante il pranzo, offerto dagli allevatori e preparato da un frequentatore abituale di malga Spora, Giorgio Leonardelli per anni cuoco durante le settimane ecologiche organizzate alla Spora dal gruppo “Amici del Parco”.

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