Santo Dias, anticipatore di futuro

La sua memoria è tenuta viva anche dai missionari trentini “fidei donum”, che negli anni della dittatura militare condivisero le sofferenze del popolo brasiliano. I familiari saranno in visita in Trentino

Arriverà nei prossimi giorni a Trento una giovane famiglia da San Paolo del Brasile, dai quartieri sud della città. Sono i figli di Santo Dias da Silva, figura esemplare di cristiano e di lavoratore, martire negli anni Settanta della dittatura militare, amato e conosciuto in tutte le comunità. Ana, la mamma, compagna di Santo Dias, è già stata in Italia in passato. Luciana e Santino, i due figli, ormai adulti con le rispettive famiglie, mantengono viva la memoria del padre. Il loro parroco, don Luigi “Luis” Giuliani, originario di Romeno, fu parte attenta della loro vita e della loro storia.

Questi due giovani porteranno una ventata di speranza e di coraggio alle comunità che visiteranno in Trentino, e in particolare nei paesi di Romeno e di Zambana. La loro visita è quasi un viaggio attraverso il tempo, un’occasione di incontro, di scambio di amicizia, di conoscenza e di affetti. In un piccolo evento come questo, molti di noi potranno inserire la memoria di momenti vissuti intensamente e richiamare, idealmente, il gruppo dei preti “fidei donum”, una dozzina, inviati come “dono della fede” in Brasile, dove conobbero il tempo della dittatura militare, l’orrore delle torture, la resistenza dei giovani, l’epoca dei grandi spostamenti migratori interni a quell’enorme Paese, l’esplodere demografico incontrollato delle periferie.

Profeti e pastori

Oggi conosciamo, anche qui in Italia, fenomeni come l’arrivo di milioni di profughi e rifugiati in fuga da guerre, fame e disperazione, oppure situazioni di sfruttamento della mano d’opera, di precarietà della vita quotidiana e di mancanza di prospettive… ebbene, anche allora, milioni di impoveriti vivevano allo sbando nelle cinture periferiche delle grandi città, come San Paolo del Brasile. Ma, grazie a Dio, era quello un tempo fecondo di profeti e di lavoro generoso nei territori della zona sud della città: Vila Remo, Giardin Angela, Grajaù, Cidade Ademar, Salvador Correa, Socorro. Nelle comunità ferveva la vita, si progettava insieme, si condivideva la Parola di Dio che liberava spiriti e corpi, in una visione biblica di trasfigurazione dell’ordine sociale segnato dall’ingiustizia. Nel cuore di pastori come dom Paolo Evaristo Arns, nei programmi educativi di Paolo Freire, nelle mani operose di Zilda Arns ritornava perenne questa domanda: che risposte trovare per una povertà e un’ingiustizia così massicciamente diffuse? Dietro le quinte, nascevano parole nuove, pensieri audaci di una società più libera, fiduciosa e saggia.

Fermenti di rinnovamento

Santo Dias da Silva era uno dei milioni di “retirantes” espulsi dalla terra con tutta la famiglia (la moglie Ana, i due figli Luciana e Santino). Ex “bòia-fria” (gavetta fredda) della canna da zucchero. Una figura simbolo dell’odissea delle persone sradicate dal loro ambiente negli anni Sessanta, per fare posto al latifondo.

Santo Dias, animatore di comunità di base e fermento di rinnovamento nel sindacato, credente sincero, lontano da ogni “confort zone”, morì il 30 ottobre 1979, ucciso dalla polizia militare davanti alla fabbrica Sylvania. 30.000 persone parteciparono al suo funerale nella cattedrale di San Paolo. Cantavamo: ”Operaio-di sogno-bambino, Santo, la lotta continuerà, tu, tenerezza dei popoli, la tua testimonianza sarà ispirazione per tutti, intuizione per il tempo che viene”.

Ora questa giovane famiglia arriverà in Trentino dalla città di San Paolo. Erano bambini e adolescenti, allora, al tempo della morte del loro papà Santo Dias. La loro visita è una sveglia anche per noi. Il tempo di quella memoria è lontano, ma il sangue versato è germoglio di vita.

La rinascita di un popolo

E’ salutare ricordare quegli anni di sofferenza, che però vedevano la società civile sbocciare e fiorire nuovamente ed estendere i suoi rami rigogliosi per tutto il Brasile: le piccole comunità tenaci, come culle di spiritualità esodale, di educazione, di salute, di presenza amorosa, per curare, curandosene (l’“I care” di don Milani!) ferite profonde. Un popolo rinasceva dalle ceneri: “Libertaçao”/ “Aboliçao” delle catene. L’“operazione periferia” portava ossigeno ai polmoni dei poveri: l’esperienza del movimento del “costo della vita”, i “circoli del silenzio” e della parola riconquistata, la “pedagogia della speranza”, le sentinelle prima dell’alba, cioè i profeti con le maniche rimboccate: dom Evaristo Arns, dom Helder Camara, dom Angelico Sandalo Bernardino. E, ancora, il grido sofferente di frei Betto Libanio, di Humberto de Brito, di Yves Lesbopin, dai “sotterranei della storia”. Cuori e menti come laboratori permanenti di trasformazione, motori di incessanti contatti capillari in mezzo alla gente, per dare dignità e valore ai rioni senza pane, senz’acqua, senza salute.

Fa bene all’anima rivedere la faccia solare, sorridente e fraterna di Santo Dias da Silva, cristiano e compagno “de copo e de cruz” (di gioie e di dolore) di don Luigi Giuliani, suo parroco e confidente e di numerosi missionari partecipi della stessa avventura. Sarà un’occasione per rivivere quegli avvenimenti e rinnovare i nostri cuori.

La comunità trentina si appresta a dare il suo abbraccio riconoscente a Luciana, mamma di tre adorate ragazze, figlia di Ana, e al suo sposo, insieme alla piccola figlia di Santino, testimoni di una stagione di grandi sofferenze, ma anche di grandi speranze.

don Francesco Moser

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