In futuro, con un semplice esame del sangue, potrebbe essere possibile verificare il rischio di sviluppare il tumore della prostata e prevenirlo prima del suo insorgere. È lo scenario che apre uno studio del Cibio (Centro di Biologia integrata) dell’Università di Trento pubblicato su Nature Communications e sostenuto dall’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro. Con oltre 30 mila nuovi casi ogni anno diagnosticati in Italia (circa 500 in Trentino Alto Adige) il cancro alla prostata è uno dei tumori più diffusi nella popolazione maschile.
Lo studio parte da un approccio del tutto nuovo rispetto quello tradizionale finora utilizzato in biologia per studiare la predisposizione genetica all’insorgenza dei tumori. Ipotizza infatti un legame tra il DNA ereditato e i meccanismi molecolari specifici osservati in tumori allo stato iniziale. La prospettiva che si apre è di poter intervenire con trattamenti farmacologici preventivi che possano inibire lo sviluppo del tumore, a partire da un test del Dna completo da utilizzare come indicatore di rischio specifico e come strumento per la prognosi.
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