Dunque, la decisione sofferta di restituire le chiavi alla compagnia petrolifera concessionaria scaturisce dalla dura realtà delle cose: la galleria di decongestionamento del sobborgo cittadino che lo ha brutalmente tagliato fuori dal passaggio di veicoli lasciando sul campo un’ingente percentuale di introiti, una vera mazzata al regolare prosieguo dell’attività avviata dal padre Oreste negli anni del boom economico.
“Non c’è più modo di andare avanti in questi anni e mi dispiace, ma non ho avuto altra scelta, però sono contento chi quel che è stato e ringrazio tutti i miei affezionati clienti”, le parole centellinate dal settantaseienne Sergio resistito con le unghie e con i denti alle secche di questi tempi prima di appendere la tuta grigia al chiodo. E i ricordi, leggeri, riaffiorano a ruota libera mentre il cantiere richiama, come al solito, la curiosità di residenti e passanti, quei pochi automobilisti che in mezzo al paese ancora transitano in direzione Trento o Valle dei Laghi.
“Quanti tedeschi diretti sul lago di Garda ho rifornito oltre a persone della zona. Mi sono pure messo a studiare un po’ di lingua straniera per poter lavorare bene. Il contatto umano? Prima di tutto”. Per il resto parlano i fatti.
Lo spettro della crisi irrompeva il 23 dicembre 2005. “La mattina di quel giorno – impresso in lui come fosse ieri – la quasi totalità delle auto che prima passavano di qui erano scomparse”. Avevano abbandonato quel tratto di strada per un altro prima di costringere anche Sergio, metaforicamente parlando, a fare altrettanto.
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