Il Garante dei detenuti è un'istituzione proposta ancora nel lontano 1997, ma creata solo nel 2013 ed effettivamente operativa, a livello nazionale, dai primi mesi del 2016.
Secondo la Convenzione del 18 dicembre 2002 delle Nazioni Unite contro la tortura ed altre pene degradanti, ogni stato aderente è tenuto a dotarsi di un indipendente meccanismo nazionale di prevenzione contro ogni violazione dei diritti umani. Come stato membro dell'Onu, l'Italia ha aderito alla Convenzione, istituendo la figura del garante nazionale: l'organo è il punto di riferimento contro ogni forma di abuso sui detenuti e si accerta del rispetto dei diritti e della dignità della persona, secondo l'art. 3 della Convenzione Europea per la salvaguardia dei Diritti dell'Uomo. Esercita la sua mansione attraverso sopralluoghi nei luoghi di privazione della libertà, quali carceri, detenzione domiciliare, luoghi del trattamento sanitario obbligatorio, ma anche case per anziani e comunità terapeutiche. Se riscontra una violazione dell'art. 3, il garante informa le autorità competenti.
Nel febbraio 2016 Franco Corleone, coordinatore nazionale dei garanti dei detenuti, è stato nuovamente in visita nel carcere di Spini di Trento (dove era già stato nel settembre 2014) e ne ha denunciato la situazione critica, sostenendo che “è un carcere con bei muri, ma senza umanità”. La situazione di cronico sovraffollamento è infatti stata aggravata dalla carenza di percorsi di riscatto, attività ricreative e opportunità di socializzazione.
Secondo Mattia Civico, quella visita del garante Corleone a Trento ha “accresciuto la consapevolezza della necessità di istituire anche nella provincia di Trento la figura del garante”, già adottata dalla maggior parte delle regioni italiane ad eccezione di Liguria, Calabria e Basilicata. “Il fatto che il garante nazionale abbia cominciato a preoccuparsi anche del Trentino è stato forse avvertito come un’ingerenza e ciò potrebbe aver dato una spinta all’approvazione della legge”.
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