Da soli tre anni nella massima serie, da sabato, Trento si giocherà la finale scudetto contro Venezia
Ventidue anni di storia, appena tre di serie A. Giovanissima vero, ma al tempo stesso già tanto matura. L'Aquila, anche questa volta, è volata davvero altissimo. Fino a quella finale scudetto che solo qualche mese fa nemmeno i più ottimisti avrebbero pronosticato.
Ma quando si raggiungono traguardi di questo tipo, raramente succede per caso. Bisogna essere “pronti”, parola che in casa Dolomiti Energia, da anni pronunciano come un mantra. Che significa saper cogliere l'attimo, l'occasione, ma anche aver creato negli anni una struttura dalle radici solide che hanno saputo affondare in un territorio che, oggi, alla vigilia della serie contro Venezia, è sempre più innamorato della palla a spicchi.
“Questa è la tappa di un percorso, un'opportunità da giocarsi al meglio. Per tutti quelli che ci hanno creduto fin dall'inizio e sono ancora qua, al nostro fianco, per chi si è appassionato col tempo e sta condividendo le nostre emozioni”. A raccontare a Vita Trentina questo “volo splendido” (come s'intitolava la canzone dei Timoria) è Michael Robinson, trentasette anni a dicembre, dal 2009 team manager del club bianconero nelle cui fila ha militato però anche come giocatore, dalle giovanili alle serie C2, centrando due promozioni. Insomma, c'è sempre stato.
Lui, come tanti altri che, cresciuti all'interno della società, oggi, con il loro lavoro, ne costituiscono la spina dorsale: dallo staff tecnico a quello medico, dalle giovanili alla comunicazione. Canestro dopo canestro, cresce la professionalità ma resta intatto lo spirito: un'anima trentina dalla quale la società trae la sua linfa vitale, che la lega al territorio, creando reti con il sociale, progetti di inclusione. Coinvolgendo in prima persona i giocatori che accettano di buon grado il confronto con un territorio – oggi più che mai – affamato di sport ad alto livello.
Un legame vero, genuino. “In Italia ci sono piazze che fanno da anni pallacanestro ad altissimo livello, Bologna, Cantù, Varese, solo per citare alcune delle più importanti. La cultura sportiva – sottolinea ancora Robinson – si crea negli anni: noi ci mettiamo del nostro e sentiamo che c'è una buona risposta anche dalle società sportive trentine per le quali possiamo fare da traino. È un dare e ricevere”.
Da sabato, gli occhi di tutta Italia rimbalzeranno tra Venezia a Trento, città che questa stagione ha innalzato a massima espressione del basket nazionale. “A volte, se mi guardo indietro, mi capita di pensare a quello spareggio juniores, giocato contro l'Auxilium”, ricorda Robinson. “Fuori dal contesto trentino non ci conosceva ancora nessuno e, allora, ci sembrava una cosa incredibile potersi giocare un accesso alle fasi regionali del campionato…”.
Di tempo ne è passato davvero poco (nello sport che volete che sia qualche lustro!), e ora Forray e compagni accarezzano il sogno tricolore. Un'altra pagina storica da scrivere. Certamente non l'ultima.
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