Il sentiero in montagna è “tempio che eleva, scuola che educa, palestra che allena”. E perciò bisogna non solo frequentarlo, ma scegliere di camminare e continuare a farlo anche quando la via sale e si fa più dura, ritrovando nella fatica, nel silenzio e nella condivisione le coordinate, fisiche e spirituali, che ci riportano a noi stessi e all’incontro solidale con gli altri.
Quella sui Sentieri Frassati è una camminata, lunga più di 20 anni, iniziata nel 1996 in Campania grazie ad Antonello Sica, ideatore e promotore, fino all’inaugurazione dell’ultimo, in Alto-Adige, nel 2012, che ora prosegue con questa pubblicazione. In essa – 288 pagine corredate da 500 fotografie a colori con copertina “firmata” da Gianni Zotta – confluisce l’impegno dei curatori nel dare forma organica e veste stilistica adeguata a quelli che non sono solo itinerari di fede e pellegrinaggio o semplici escursioni, ma vie aperte a chiunque voglia approfondire la conoscenza delle bellezze naturali e di interesse storico-artistico-religioso del territorio.
“Su questi sentieri troviamo umanità, spiritualità, cultura, storia, e la rete da essi costituita rappresenta un grande abbraccio: alcuni sono poco noti ma proprio la scoperta di angoli sconosciuti offre l’occasione di incontrare la parte migliore di noi stessi, sull’esempio di Frassati che ha saputo cogliere il meglio dalla sua breve vita, trovando nella passione per la montagna una via di crescita spirituale poi tradotta nella quotidianità”, ha detto il presidente generale del CAI Vincenzo Torti, autore della presentazione del libro. “Per il Cai – ha proseguito -, il volume è fonte di una conoscenza che diventa coscienza e impegno nel trasmettere il rispetto della natura, in sintonia con il richiamo di Papa Francesco alla sobrietà, all’educazione ambientale e al senso del limite, necessari al fine di ritrovare la dimensione umana più autentica”.
“Il successo dei cammini, primo fra tutti quello che porta a Santiago, è legato ad un dato antropologico – ha esordito l’arcivescovo Lauro Tisi, custode del sentiero del Trentino che si snoda per 96 km da Arco a S. Romedio -: l’uomo è stanco di chi declama certezze semplificatorie della realtà, avverte un desiderio di ricerca che spinge invece a farsi domande su di sé e sulle relazioni e molti trovano nel camminare la dimensione appagante che lo consente”. La vita è domanda, e i sentieri abituano a entrare in noi, educando alla responsabilità: “L’uomo è affidato a se stesso, alle sue forze, e camminando riscopre la gioia del limite, incontra volti e paesi, sperimenta che il sentiero è anche l’icona del Dio cristiano, un Dio che ha il colore dell’alba e perciò è sempre inizio, un Dio cercatore, compagno dell’uomo, che si affianca per ascoltarlo”.
“Il sentiero può diventare tempio di silenzio, lode e preghiera, palestra di fortezza e umiltà, scuola che educa alle virtù della perseveranza, coraggio, sobrietà, condivisione – ha detto il vicario generale di Belluno-Feltre Luigi Del Favero -: camminare insieme, aspettandosi, sostenendosi e perdonandosi, è la parabola di ciò che dovrebbe essere la vita, e tornati a casa, rimane la gioia, non si pensa più ai momenti di fatica, ai contrasti. Anche Piergiorgio saliva sui monti, ma la salita più scomoda era quella compiuta per arrivare nelle soffitte, portando sacchi di carbone ai poveri: profumo di solidarietà e fraternità”.
“L’uomo è per natura viandante perché curioso, inquieto – ha commentato il teologo altoatesino don Paul Renner -: il percorso del popolo ebraico, destinato a camminare, ma con la speranza nella realizzazione del progetto divino, è fatto proprio anche da pensatori laici: per Thoreau, Walden, Emerson camminare è attività nobile, grazie alla quale l’uomo scopre, conosce, apprende. Sei vivo finché cammini, gratuitamente, restando in ricerca, in ascolto, imparando a rispettare i cammini degli altri. La vita non è destinata al successo, ma a realizzare noi stessi come ha testimoniato Frassati, giovane uomo pieno di vita per il quale essa era qualcosa da donare, e non possedere”.
“Il progetto ha avuto buon esito grazie alle persone che si sono lasciate coinvolgere, in ogni regione – hanno detto nel saluto conclusivo gli autori Antonello Sica e Dante Colli -: abbiamo affidato loro l’idea lasciando che la realizzassero con i loro tempi, in sintonia con le parole di Papa Francesco: “il tempo è superiore allo spazio, la realtà all’idea, il tutto alla parte”. Un volume che, ispirandosi a tali “passi” invita a ritrovare se stessi nel rapporto con gli altri e col Creato, e a ripartire guardando verso l’alto, sull’esempio di Frassati.
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