“Non ci può essere pace, senza giustizia”

La recente apertura di Hamas, il movimento palestinese che governa la Striscia di Gaza, con l'accettazione dei confini del 1967 per lo Stato palestinese (ma non ancora il riconoscimento di Israele), apre alla speranza?

“Non c'è pace senza giustizia. E non c'è giustizia se i territori occupati da Israele nel 1967 non vengono restituiti integralmente. Se non viene riconosciuta la piena dignità del popolo palestinese, secondo il dettato delle risoluzioni dell'Onu, difficilmente si arriverà da qualche parte. Il governo israeliano usa tecniche dilatorie e di elusione dei problemi, spostando l'asticella sempre più in alto. Non vedo nel governo israeliano la volontà di giungere a una pace autentica”.

Dal Medio Oriente all'Europa: la vittoria di Macron in Francia rilancia il progetto europeo?

“Io non l'avrei votato, Macron, ma c'è qualcosa di bello in questo lanciare l'Europa con tanto vigore. E' positivo. Devono seguire i fatti. L'Europa ha tradito i propri presupposti. Predomina una ossessione economicistica che mette al centro i mercati, piuttosto che i cittadini. Inoltre, non mi pare che finora l'Europa abbia dato grande prova di sé nella risoluzione delle controversie internazionali”.

Vale anche per la questione israelo-palestinese?

“L'Europa è stata pavida, si è appiattita sui diktat e sui ricatti dei governi israeliani”.

Un esempio?

”Bds, il movimento democratico e pacifico Boycott, Divestment and Sanctions (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni contro Israele , ndr) è stato messo fuorilegge in Francia. E' un'infamia. E una proposta di legge in questa direzione è stata presentata anche in Italia. E' arrivata l'ora che l'Europa faccia la sua parte. Non ceda a quello che ormai è un uso strumentale della Shoah, lo sterminio degli ebrei”.

Si spieghi meglio.

”E' grave che del fenomeno più efferato di tutta la storia dell'umanità si faccia un uso strumentale. Il popolo palestinese non ha nulla a che vedere con la Shoah. L'occupazione delle terre palestinesi non può essere giustificata con quello che accadde allora. L'Europa dichiari in modo definitivo che l'occupazione è illegale, che l'oppressione del popolo palestinese non è accettabile”.

Hagai El-Ad, direttore di B'Tselem, organizzazione israeliana nata per documentare le violazioni dei diritti umani compiute da Israele nei territori occupati, parlando all'Onu contro l'occupazione ha detto chiaramente che “la situazione non cambierà se il mondo non interviene”.

“Non capisco la viltà di gran parte della classe politica europea. Dobbiamo chiedere che si parli della condizione del popolo palestinese. Perché è difficile perfino parlarne. Io sono stato allontanato da un quotidiano con il quale collaboravo perché esprimevo il mio pensiero sulla Palestina. Ma non possiamo tacere finché il popolo palestinese non avrà la sua dignità”.

Anche in Italia, il confronto politico vive di polarizzazioni, si nutre di odio (pensiamo al dibattito sulla legittima difesa). Che senso ha allora parlare di nonviolenza?

”La legittima difesa è un diritto. Il problema è come viene veicolata. Si sta facendo campagna elettorale, cercando facili voti su una questione serissima. Poi ascolteremo lacrime di coccodrillo, quando uno spostato mentale ammazzerà la gente in strada sparando a casaccio o uno studente psicolabile entrerà in una scuola per ammazzare dei ragazzini, come accade negli Stati Uniti d'America: il paese più armato del mondo, ma anche quello con il più alto numero di morti a causa delle armi da fuoco”.

Gli abitanti del villaggio di At Tuwani hanno scelto di non reagire all'oppressione armandosi, ma opponendo la forza della nonviolenza.

“Trovo straordinaria questa scelta, capace di mettere in scacco l'establishment politico-militare israeliano”.

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