Dongilli era stato assessore nel comune di Tenno e vicepresidente per dieci anni dell’Associazione cacciatori del Trentino. Il ricordo, nella parole del Circolo Ars Venandi.
“Caccia sostenibile e tutela dell’ambiente”, inseriti in un contesto internazionale, una proposta rivolta anche al mondo degli ambientalisti con l’invito a riflettere sull’attività venatoria contemporanea quale “risorsa” per la difesa della natura. Anche nell’ultimo concorso del circolo “Ars Venandi” lanciato in occasione della fiera di “Caccia-Pesca-Ambiente” di Riva del Garda e reso pubblico lo scorso 4 aprile emerge l’animo del nostro amato presidente Osvaldo Dongilli.
Emerge l’animo insieme con le sue generose e lungimiranti utopie legate a un aspetto visionario e progettuale della realtà contemporanea. Nei concorsi Giacomo Rosini, Ars Venandi, Cesare Malossini, Uomo Probo, soprattutto Mario Rigoni Stern, che Osvaldo ha fondato e provveduto a promuovere coinvolgendo varie istituzioni, Regione Veneto piuttosto che Provincia di Trento o Comune di Riva del Garda, Comune di San Lorenzo Dorsino, o associazioni, Amici dell’Arte e Pinter, si rispecchia la sua generosa idealità, unita alla lungimiranza verso un futuro migliore e diverso, legato a tre utopie:
1)la collaborazione tra ambientalisti e cacciatori, intesa a far trionfare il bene comune del territorio sulle divisioni di parte e le crociate pro o contro.
2)la comunità alpina attraverso le Vicinie o regole: invece di arroccarsi nelle tradizioni alpine e montanare, Osvaldo interpretava le Alpi come una cerniera e un ponte.
3)la tradizione contadina costruita su risparmio e sobrietà, caratteri insegnati dall’amico Mario Rigoni Stern, al posto della trimurti attuale: velocità, motorizzazione, cemento.
Ecco quanto raccomandava a proposito di un rilancio del premio Mario Rigoni Stern, da lui stesso fondato nonché fortemente voluto: “La bellezza del paesaggio alpino, nei suoi aspetti naturali ed originali; le attività produttive tradizionali e la loro compatibilità ecologica nel contesto economico contemporaneo; il contesto socioculturale passato e presente delle comunità alpine, con le loro istituzioni storiche legate alla solidarietà e all’uso comune di beni collettivi; la caccia in montagna, come attività tradizionale che continua nel tempo esprimendo i propri valori nel rispetto dell’ambiente; il patrimonio narratologico dell’arco alpino, con le sue fiabe, le leggende, i miti di ieri e di oggi, da elaborare secondo linguaggi e modi creativi…”
Territorio, comunità, onestà sono l’insegnamento delle terre alte, quello delle genti di montagna, radicato nella loro terra ma aperti alle sfide esterne, sempre in nome del bene comune. Il glocalismo del filosofo Bauman era declinato concretamente da Osvaldo architetto, vicedirigente scolastico, cacciatore, caposoldo della Vicinia, già assessore comunale a Tenno, soprattutto amante della cultura a tutto tondo, senza aggettivazioni o partigianerie.
La cultura era per lui come il sale per la terra, lievito di future proposte nella scuola, per i giovani, ma anche per la comunità intera in una visione nonostante tutto ottimistica della realtà.
Lentius, profundius, soavius era il lascito di Langer, che scongiurava: “Non siate tristi, continuate a fare quello che era giusto.”
Ridecliniamo al futuro questa battaglia per l’amico Osvaldo, una battaglia culturale per l’ambiente, la comunità montana, l’onestà come valore di fondo.
Questo è il testamento di Osvaldo che la mamma Armida ci invita fermamente a perseguire con le nostre forze ormai prive di una guida lungimirante e insostituibile.
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