La gestione sostenibile del vigneto non era e non può essere anche oggi basata solo sulla scelta del o dei prodotti fitosanitari da impiegare
Non vi è angolo al mondo dove manchino scale da salire o scendere. Di scale si è parlato e si parla ancora oggi riferendosi alla difesa delle piante. Dal prof. Mario Baggiolini, esimio ricercatore e sperimentatore della Stazione federale di ricerche agronomiche di Changin’s (Svizzera) era stata proposta la prima scala evolutiva che doveva liberare la difesa dalla supremazia degli antiparassitari di sintesi la cui produzione era iniziata negli anni ’40. I tecnici del Concopra (consorzio cooperativo produttori agricoli) e alcuni ricercatori trentini nei primi anni ’70 hanno avuto la fortuna di contattarlo di persona e di trascorrere anche lunghi periodi di apprendistato al suo fianco hanno appreso e trasferito in Trentino gli stessi concetti.
Lotta chimica cieca, lotta chimica ragionata, lotta guidata, difesa integrata, produzione integrata. In Svizzera e Germania (dove operava il prof. Steiner) ci vollero più di trent’anni per salire dal primo all’ultimo scalino. In Trentino – e fu un azzardo, perché gli agricoltori non erano ancora sufficientemente preparati – si è passati direttamente alla produzione integrata. Confidando sul sostegno che avrebbero dato in termini di indirizzo e di consulenza, ma soprattutto di sensibilizzazione e aggiornamento i tecnici delle cooperative e dell’ESAT e l’Istituto agrario provinciale di S. Michele all’Adige.
I protocolli di produzione integrata per la frutticoltura (1990) e la viticoltura (1991) riconosciuti sul piano giuridico dalla Provincia di Trento, contenevano un vero e proprio disciplinare di produzione che gli agricoltori sottoscrissero impegnandosi a rispettarli. Nella relazione che accompagna la prima edizione del “Protocollo di intesa/autodisciplina del settore vitivinicolo trentino” si parla di “Un metodo di produrre che prevede l’applicazione ragionata dei fattori di produzione agronomici e chimici al fine di conseguire la migliore qualità possibile nel rispetto dell’operatore agricolo, dell’ambiente e del consumatore. L’impiego di prodotti chimici, segnatamente fitofarmaci e concimi, è limitato al minimo indispensabile”.
Segue un elenco di pratiche e interventi agronomici e di scelte che accompagnano il vigneto durante l’intero ciclo.
Da questa affermazione si deduce che la gestione sostenibile del vigneto non era e non può essere anche oggi basata solo sulla scelta del o dei prodotti fitosanitari da impiegare.
Presentando agli amministratori delle cantine sociali e private aderenti al Consorzio vini trentini le motivazioni per convincerli a partecipare compatti al progetto SQNPI riuniti nella sala Don Guetti il 6 aprile 2017 il presidente, Bruno Lutterotti, ha dichiarato che il progetto ha radici che risalgono a quasi trent’anni fa. Ha poi aggiunto che il traguardo della certificazione da parte del Ministero per le politiche agricole può essere utile alle singole aziende soprattutto se si arriverà a certificare non solo l’uva, ma anche il vino, ma assume un ruolo assai più importante se riferito all’intero territorio (sistema) trentino.
Il Consorzio vini trentini deve però a nostro avviso dare vita ad una serie di iniziative di comunicazione relative al progetto e alla sua realizzazione rivolgendosi non solo a viticoltori e tecnici, ma anche alla società civile. Non nascondendo criticità e ostacoli di percorso. E’ una scelta obbligata anche per evitare che il progetto SQNPI venga confuso con altre iniziative proposte o in fase di attuazione. I media locali hanno ad esempio dato risalto alla notizia che il 20 marzo 2017 tutti i vigneti trentini di proprietà del gruppo Lunelli destinati alla creazione di Ferrari Trentodoc hanno ottenuto la certificazione biologica. Si tratta di nove masi e 100 ettari di vigneto che si aggiungono agli 825 ettari biologici gestiti da cantine sociali e altri privati già certificati in Provincia di Trento.
Il rappresentante del gruppo Lunelli ha riassunto in quattro fasi (scalini) l’ascesa delle uve destinate alla spumantizzazione: approccio integrato, livello sostenibile, simil-biologico, certificazione biologica.
L’approdo al biologico può valere per il vigneto Ferrari (aziende di proprietà e fornitori di uva base spumante), ma non può essere considerato un'alternativa alla produzione di viticola integrata volontaria e di livello superiore proposto e perseguito dal Consorzio vini trentini. Di altri progetti tipo viticoltura 4.0, agro ecologia applicata alla viticoltura, aequalitas, RRR, avremo modo di parlare in seguito.
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