Presentato a Roma il Rapporto 2017. Più ostacoli, meno diritti: aumentano per i richiedenti asilo le difficoltà di accesso alla protezione internazionale
Le persone sbarcate in Italia nel 2016 sono state 181.436, con 123.000 richieste di protezione internazionale presentate in Italia. Di queste, solo 23.822 sono state accolte nella rete Sprar (Servizio per richiedenti asilo e rifugiati), l’unico sistema di accoglienza in grado di garantire standard uniformi e supporto all’integrazione. Per gli altri aumentano le difficoltà di accesso alla protezione internazionale, con più ostacoli e burocrazia che limitano l’accesso ai diritti e producono marginalità e precarietà.
“La probabilità di vedersi riconoscere la protezione internazionale nell’ultimo anno si è ridotta”, denuncia il Centro Astalli, sede italiana del Servizio dei gesuiti per i rifugiati, che martedì 11 aprile ha presentato a Roma il Rapporto annuale 2017. Una fotografia aggiornata sulla condizione dei richiedenti asilo e rifugiati, e sul proprio servizio di accoglienza: in rete con la sede di Roma c'è naturalmente Trento (dal 2005) e poi Catania, Palermo, Vicenza, Grumo Nevano (NA), Padova e Milano.
Troppi ostacoli burocratici. Chi arriva in Italia, dopo aver sopportato il trauma della fuga e delle violenze, si trova “sempre più disorientato” da pratiche burocratiche sempre più complesse, con “procedure amministrative non uniformi”, evidenzia il Rapporto. Molti rischiano di essere quindi esclusi dalla possibilità di avere accesso all’asilo e all’accoglienza, andando ad ingrossare le fila degli emarginati dalla società.
“Grave e pericolosa” la semplificazione dei ricorsi. Il principale elemento di preoccupazione per il Centro Astalli riguarda la procedura d’asilo: “Ci appare grave e pericolosa l’accelerazione e la semplificazione dei ricorsi, a fronte di un diniego in prima istanza, che rischia di ridurre ulteriormente il numero delle persone che riescono a vedere riconosciuto il proprio diritto alla protezione”. Il decreto Minniti-Orlando sull’immigrazione, in discussione alla camera dopo l’approvazione in Senato, trova estremamente critiche le associazioni che lavorano con i migranti. “I muri si costruiscono con il cemento e il filo spinato ma si possono erigere anche con le norme e temiamo che proprio questo stia avvenendo oggi in Italia”, ha detto p. Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, a proposito del decreto.
Investire sull’integrazione. Durante il 2016 il Centro Astalli, con la sua rete di 8 associazioni (e 634 volontari) ha assistito 30.000 persone. “È aumentato il numero di migranti forzati che vivono in Italia da tempo e, ancora segnati da un equilibrio precario, sviluppano criticità patologiche conseguenti al fallimento del loro percorso di integrazione”. Lavoro e casa sono le richieste più pressanti di chi si rivolge ai centri, con bisogni sempre più grandi a cui si riesce a far fronte solo in parte. Il Centro Astalli chiede in proposito “una pianificazione organica e un investimento strategico per l’integrazione dei rifugiati, che veda l’impegno non occasionale di tutte le istituzioni competenti”. Sarebbe anche buono che la rete Sprar “diventi al più presto l’unico sistema di accoglienza per richiedenti e titolari di protezione internazionale”.
Cambiare la narrazione, partendo dalle scuole. Il Centro Astalli ha infine denunciato un contesto sociale “avvelenato da messaggi di odio e discriminazione”, rimarcando la necessità di cambiare la narrazione sui rifugiati, raccontando “un’Europa accogliente, aperta, positiva e molto distante da quella che ci viene descritta dalla politica”. La scuola è il primo luogo di formazione delle coscienze per “prevenire sul nascere stereotipi e xenofobia”: nel 2016 i progetti del Centro Astalli hanno coinvolto 26.436 studenti in 14 province italiane. Anche in Trentino, dopo Roma la provincia più attiva su questo fronte, il Centro Astalli ha investito molto sui progetti nelle scuole: 77 le classi trentine coinvolte, di 19 istituti diversi, per un totale di 1557 studenti incontrati.
Qui Trento. Il 2016 è stato un anno di crescita per il Centro Astalli Trento, che lavora insieme agli altri enti del Cinformi nel progetto Sprar e nell'accoglienza straordinaria, assicurando accompagnamento sociale, legale, psicologico e nell'integrazione (oltre 2000 i beneficiari assistiti) e alzando gli standard ben oltre una logica di tipo emergenziale. La principale novità del 2016 è stato l’aumento di famiglie, anche monoparentali, e donne sole, spesso vittime di tratta. A partire da giugno 2016, infatti, la Provincia di Trento ha chiesto alla Prefettura che la quota di migranti distribuiti nel proprio territorio dai porti di sbarco dell’Italia meridionale fosse composta prevalentemente da donne e famiglie. Tale iniziativa aveva l’obiettivo di facilitare i processi di integrazione, prevenendo le reazioni di paura e diffidenza che possono accompagnare l’arrivo improvviso di numeri significativi di migranti uomini. Tuttavia le donne rifugiate, specialmente se madri sole, sono portatrici di vulnerabilità importanti, che richiedono da parte dei servizi sociali e sanitari competenza, preparazione e risorse. Il lavoro del Centro Astalli Trento ha investito molta energia nel contribuire al rafforzamento della capacità del territorio di rispondere adeguatamente ai bisogni specifici di questo nuovo gruppo.
Altre due note positive a livello locale (specchio della situazione nazionale): la crescita della solidarietà – in Trentino sono 87 i volontari attivi, raddoppiati rispetto allo scorso anno – e la crescente disponibilità degli istituti religiosi nell’accoglienza: a Trento, grazie a Centro Astalli, è partita la collaborazione con i padri dehoniani e comboniani che ospitano dei giovani rifugiati.
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