Parlo della velocità non da fisico, ma da osservatore di quello che sta succedendo nella storia dell'uomo: la intendo come un susseguirsi di eventi, tappe che rappresentano momenti di transizione verso grandi cambiamenti, ma da un secolo a questa parte stiamo sperimentando una velocità maggiore di quella che ha caratterizzato questi passaggi in passato.
La scienza ha mostrato che la galassia non è al centro di niente e anche noi non siamo al centro di niente, ma l'uomo, con la sua intelligenza è riuscito a ottenere una fotografia dell'universo appena nato, riconquistando, per così dire, centralità. Se l'evoluzione biologica procede con una velocità più o meno limitata, quella che riguarda lo sviluppo dell'intelligenza umana ha tutt'altra tempistica e lo testimoniano le scoperte che hanno trasformato totalmente la nostra vita e il modo in cui si formano i giovani: la velocità è in noi, i bambini nascono già dotati di capacità "tecnologiche", come se le ricevessero in eredità essendo già immersi in essa. La consequenzialità è scomparsa, la "rete" ha logiche diverse e sta diventando lei stessa un essere intelligente.
Lo scrittore Isaac Asimov aveva immaginato questo nostro tempo: Hari Seldon, protagonista del ciclo di libri della Fondazione, inventa la psicostoria, una scienza in grado di prevedere l'evoluzione futura della società umana. Seldon prevede la fine dell'impero galattico e per impedirlo riunisce un gruppo di enciclopedisti che hanno il compito di scrivere un'enciclopedia per salvare la conoscenza, mettendo così in salvo il sapere e la saggezza. La lezione che possiamo trarre è che se tutto diventa tecnologia ma poi si "rompe", occorre qualcuno che abbia le conoscenze necessarie per aggiustarla.
Viviamo in un presente continuo, molto dinamico, che può fare paura, perciò occorre riflettere sulla trasformazione dell'homo sapiens in homo tecnologicus: senza scienza non c'è tecnologia e conoscenza, ma è impressionante vedere come la tecnologia oscuri la scienza, trasformando la relazione con il tempo.
Ci troviamo forse in una singolarità, ossia in un tempo in cui la velocità sta crescendo troppo, risultando non misurabile, e dobbiamo stare attenti al fatto che macchine sempre più perfette e veloci non ci allontanino dall'umanità.
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