Ci sono due scadenze che preoccupano la politica italiana: la cosiddetta manovrina di aggiustamento per venire incontro alle richieste della UE e il documento di economia e finanza (DEF). La prima andrebbe fatta entro il 20 aprile, il secondo può slittare fino a maggio. Visti i tempi che corrono sono due momenti che si prestano benissimo ad essere occasione per tutti i tipi di attacco delle numerose opposizioni e dunque sono momenti preoccupanti per il governo, ma anche per il partito di maggioranza relativa e per quelli della coalizione.
Sebbene al momento sembri che da Bruxelles arrivino disponibilità ad un certo dialogo, i problemi oggettivi sul tappeto non sono piccoli. Certo anche in sede di Commissione Europea ci si sta rendendo conto che aiutare la propaganda degli antieuropeisti per correr dietro ai fantasmi delle ortodossie rigoriste non è proprio una gran strategia, ma bisogna anche tenere presente che cedere più di tanto significa aprire delle falle in un tessuto non proprio solidissimo come è quello della finanza comunitaria. In tempi di elezioni, soprattutto in Germania (i francesi non possono fare più di tanto i gradassi in materia di bilancio) dove sappiamo bene che esiste una psicosi per il presunto attacco alla solidità teutonica che arriva dalle cicale mediterranee, la partita diventa molto complessa.
Tuttavia i nostri partner devono rendersi conto che anche noi abbiamo le nostre elezioni, a cominciare da quelle interne al PD che arriveranno proprio a ridosso della manovrina (nei gazebo per il segretario si voterà il 30 aprile). Renzi non vuole arrivare a quell’appuntamento massacrato dalle critiche dei grillini e della destra su nostre presunte rese agli eurocrati, visto anche che al momento sta andando bene nel voto dei circoli PD dove i suoi competitori non sfondano, segno evidente che gli iscritti in maggioranza optano per la sua capacità di leadership.
Il governo però, e soprattutto i suoi ministri tecnici, sanno che più di tanto è rischioso tirare la corda. Gli osservatori superficiali pensano che l’Italia abbia in mano grosse armi di ricatto grazie alla necessità di raggiungere in sede UE una unanimità di voto su parecchi capitoli, ma la faccenda è più complicata. I nostri partner, soprattutto quelli più grossi, sono in grado di metterci in difficoltà sul piano economico, visto che abbiamo molte sofferenze, a cominciare da quelle bancarie, dove senza un qualche affidavit internazionale rischiamo molto, perché i mercati finanziari ci sono e sono anche piuttosto agguerriti.
Gli spazi di manovra dei tecnici dei ministeri economici non sono ampi, perché di nuovo pendono sul capo di tutti le elezioni: intanto quelle amministrative a giugno e poi quelle politiche molto più importanti la primavera del prossimo anno. Anche qui il PD, ovvero Renzi e i suoi, hanno posto dei paletti: niente aumenti di tasse, soprattutto quelle degli interventi tradizionali tipo accise su benzina e tabacco. E’ roba poco popolare e naturalmente dall’opposizione sparare su questi temi è come sparare sulla Croce Rossa. Così ci si deve rifugiare nella solita lotta all’evasione, di cui ogni volta si magnificano le possibilità in termini di recupero, ma che sinora non ha mai dato i risultati sperati.
Non ci sono poi solo i dilemmi di Renzi e del PD, perché anche i piccoli cespugli della coalizione attuale sono in grosse difficoltà. Mentre le opposizioni possono sempre fare il gioco a chi la spara più grossa, tanto i conti per loro si faranno ad urne chiuse, i partiti al governo, specie quelli piccoli, devono rispondere alle loro lobby di riferimento. Ora non hanno grandi spazi di manovra perché già sono in difficoltà per stare sopra la soglia di sbarramento prevista al momento per la Camera (il 3%), ma se non cambia la legge (e non sarà semplice) al Senato sono messi peggio (la soglia per chi si presenta solo è l’8% e per andare a soglie basse bisogna essere in coalizione con partiti grandi, poco disponibili a prenderseli in carico).
Si capisce perciò che stiamo avviandoci verso una fase molto complicata dove assisteremo ad una lotta senza quartiere fra le forze politiche il che ci indebolirà incredibilmente sulla scena internazionale. E cosa questo possa significare si potrebbe anche capire guardando per esempio alla recente posizione dell’Austria sulle quote di migranti da accogliere.
Lascia una recensione