Questi sono i punti salienti emersi dopo più di due ore di duro e teso confronto tra rappresentanze della Provincia e dell’Azienda sanitaria arrivate da Trento e una platea di cittadini che hanno occupato l’intero spazio del palaFiemme, oltre ad assieparsi davanti al maxi schermo esterno alla struttura.
Difficile il ruolo di Paolo Mantovan, vice direttore del giornale Trentino, chiamato a moderare l’assemblea coadiuvato dal sindaco di Cavalese Silvano Welponer, intervenuto ai primi segni di insofferenza dell’assemblea. Ha iniziato la faticosa maratona Gianfranco Ionizzo, coordinatore nazionale dei percorsi nascita del ministero della Salute, che ha cercato di spiegare, con la metafora dell’equipaggio di un aereo di linea, la complessità di un punto nascita. L’esempio non è stato gradito.
La platea voleva comprendere, senza tanti preamboli, le motivazioni che spingono il Ministero della Salute a porre vincoli stringenti sui punti nascita. Paolo Bordon, direttore dell’Azienda sanitaria dal maggio scorso, ha ripercorso i passi compiuti per cercare professionisti disposti a lavorare in sedi periferiche come Cavalese. L’associazione “Parto per Fiemme” si è impegnata molto su questo fronte ottenendo anche dei risultati. In sala erano presenti infatti Arturo Giustardi (Napoli) e Cristiano Flumini (Ancona), disposti a trasferirsi in Valle di Fiemme e fatti oggetto di una assunzione a “furor di popolo”.
Mancano ancora dei professionisti ed Annunziata Di Palma, responsabile della pediatria dell’Azienda sanitaria, ha spiegato la difficoltà a convincere i medici di città, anche se ben remunerati, a ruotare nei centri periferici. In una sala percorsa a tratti da insofferenza e aperto contrasto, è intervenuto Alessandro Arici dell’associazione “Parto per Fiemme” che ha ricordato l’impegno svolto non contro, ma per offrire risposte percorribili, cercando attivamente pediatri e neonatologi, professionisti di cui l’ospedale ha bisogno.
L’assessore provinciale Luca Zeni, davanti a espressioni di contrapposizione (centro – valli, Cles – Cavalese) o velleitarismi autonomistici emersi in sala, ha richiamato il valore dell’unità in un territorio, quello trentino, di proporzioni ridotte e non certo autosufficiente (lo dimostra l’affannosa ricerca di personale medico da tutta Italia).
Infine la parola è passata agli amministratori locali. Sono intervenuti il presidente della Comunità di Valle Giovanni Zanon, il sindaco di Cavalese Silvano Welponer, Giuseppina Vanzo, assessore a Cavalese ed Elena Testor, procuradora del Comun general de Fascia. Nelle loro parole la ferma volontà di mantenere in piena operatività un ospedale realizzato nei primi anni Cinquanta per iniziativa della Magnifica Comunità di Fiemme.
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