A Bolzano la gioiosa beatificazione di Josef Mayr-Nusser, martire del nazifascismo
Beato Mayr-Nusser, prega anche per l’arcidiocesi di Trento alla quale appartenevi…” Non sfuggono le parole attente del vescovo di Bolzano-Bressanone, Ivo Muser, al termine della gioiosa e intensa Eucaristia durante la quale è stato proclamata beato Josef Mayr-Nusser, il “martire della coscienza” morto di stenti a 34 anni mentre veniva condotto a Dachau per essersi rifiutato di giurare a Hitler.
L'immagine sorridente, da buon figlio di contadini altoatesini (nacque nel 1910 ai Piani di Bolzano), ha dominato l'altare dopo la lettura della lettera in cui Papa Francesco lo esalta come “laico, padre di famiglia, martire, che, fedele alle promesse battesimali, riconobbe solo Cristo come suo Signore, del quale fu testimone fino all'offerta della sua vita”.
Applausi dal Duomo gremito (160 i sacerdoti, 10 i vescovi)
Il rappresentante del Papa ha definito efficacemente Mayr Nusser “una fiaccola nel buio della notte del mondo, mentre in Europa le tenebre occultavano il sole e milioni di persone innocenti perdevano la vita sterminate dall'odio ideologico e dalla crudeltà di fanatici persecutori”.
Il vescovo Ivo Muser, ringraziando anche i famigliari e il figlio Albert, ha detto che “il nostro nuovo beato, è un vero dono per la nostra terra. È un personaggio molto attuale, un cristiano convinto e coerente che ci provoca. Nei suoi scritti incontriamo un uomo che vive nella fede della Chiesa. Lettere, discorsi, relazioni e conversazioni ci mostrano un cristiano che cerca di capire e di interpretare il mondo, la società, l’impegno politico-sociale dei cristiani, e non da ultimo la propria vita, a partire dalla fede”.
La possibilità di essere guida per i giovani, evidenziata dagli scout anche il giorno dopo nella Messa di ringraziamento, è stata sottolineata da Muser: “Che questo nostro beato credibile, provocatorio e scomodo – ha concluso – possa anche aiutarci a porci in modo sincero e in atteggiamento di perdono e di riconciliazione di fronte al capitolo doloroso, buio e travagliato della nostra storia sudtirolese/altoatesina caratterizzato da fascismo, nazionalsocialismo e 0pzioni”.
Durante il pranzo conviviale i fedeli in piazza, con il tipico goulasch altoatesino, il commento dell'Arcivescovo Tisi, salito con l'emerito Bressan ed altri sacerdoti: “Mi ha colpito la forte tensione spirituale di questa celebrazione. Mi ha commosso il fatto che un laico, padre di famiglia, in forza del Vangelo, abbia compiuto scelte così radicali. Il suo esempio deve darci coraggio in un tempo pure segnato da poteri che si servono della menzogna e della sottomissione delle masse”.
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